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di DOMENICO LATAGLIATA TORINO — Avrà pietà la Juve del Pescara? Difficile.

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Il tutto, nonostante gli abruzzesi non abbiano vinto finora una sola partita sulle dieci disputate e abbiano messo insieme la miseria di cinque punti, che in classifica risultano essere solo quattro vista la mini-penalizzazione di cui erano stati sanzionati. «Il rischio che corriamo è sempre lo stesso - ha ammesso ieri Deschamps-. Ogni volta che scendiamo in campo, soprattutto in casa, temo che i miei giocatori pensino che la vittoria sia loro dovuta. Mi ricordo bene la partita contro il Frosinone: eravamo lenti e prevedibili, abbiamo fatto una fatica del diavolo e loro, con il passare dei minuti, hanno preso fiducia mettendoci in difficoltà. Se non faremo attenzione, lo stesso potrà capitare anche con il Pescara». Meglio insomma mettere le mani avanti: «Io schiererò la miglior formazione possibile, non voglio correre rischi». Bene, bravo, bis: anche perché, dopo la sbornia di emozioni della settimana scorsa contro il Brescia - giorno del 109° anniversario della storia bianconera: festa con tanti grandi del passato, doppietta di Del Piero e avanti così - e le scisse che ha regalato la trasferta di Napoli, l'appuntamento con la squadra di Ammazzalorso potrebbe prestarsi a un minimo rilassamento. Per di più, davvero gli abruzzesi non avranno nulla da perdere e, qualunque cosa faranno, potrebbe essere l'occasione giusta per fare pace con la propria tifoseria più calda. Basti pensare che la settimana scorsa a Treviso, dopo avere segnato il gol del 2-2 (recuperando il doppio svantaggio e con un uomo in meno), Martini è andato a esultare insieme ai tifosi della tribuna invece di correre sotto la curva degli ultras biancazzurri. Problemi che non riguardano Deschamps, preoccupato di tenere alta la concentrazione dei suoi e di recuperare qualcuno dei suoi big: «Molti (Del Piero in primis, ndr) pensano all'anno prossimo, agli acquisti e agli eventuali investimenti da fare. Per prima cosa, però, è importante vincere quest'anno e conquistarci la promozione. Nessuno si accontenterà poi di una Juve a metà classifica: l'ambizione di certo non ci manca. Se saremo promossi, cercheremo di mettere in piedi una squadra che possa lottare per lo scudetto fin dalla prima giornata». E comunque, tornando all'oggi, al centro della difesa, insieme a Kovac, ci sarà Chiellini («non è il suo ruolo abituale, ma ha giocato bene contro il Napoli e può ripetersi»). Poi, in mezzo al campo, avanti con Paro (in odore di convocazione per la Nazionale maggiore) e Zanetti, con Camoranesi e Nedved esterni. In attacco non ci si sposta da Del Piero e Trezeguet, con buona pace di un Bojinov mugugnante: «Capisco che in questo momento non sia contento, ma avrà anche lui le sue chance. La ricetta è molto semplice: bisogna che abbia un atteggiamento positivo in allenamento e non subisca gli eventi. Questa è l'unica via che ha per farsi trovare pronto quando avremo bisogno dei suoi gol. Le sue qualità sono note e non le discuto certo io». Resta il fatto che il bulgaro non è il ritratto della felicità, pur non minacciando insubordinazioni né colpi di testa: «Però non è facile giocare uno spezzone di gara qui e uno là. Allenarsi va bene, ma la partita è un'altra cosa». Per il momento, però, così è.

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