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di ALESSANDRO AUSTINI AI NASTRI di partenza era considerato un semplice rincalzo.

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Ci vuole solo una buona dose di «normalità» per conquistare Spalletti. Max Tonetto lo ha fatto, presentandosi in punta di piedi all'appuntamento più importante della sua carriera. Ieri, usando ancora la sua straordinaria umità, ha ammesso che per sognare in grande alla Roma serve un altro esterno sinistro. Si aspettava di giocare così tanto? «Non sono di certo venuto qui per guardare gli altri. È vero, al mio arrivo c'era un po' di scetticismo ma ci sono abituato. Anche quando giocavo nel Milan speravo di avere più spazio ma non è stato così. Ora sono molto soddisfatto di questo inizio di stagione mio e della squadra». In Supercoppa giocò male. Cos'è cambiato da allora? «Contro l'Inter sono entrato in una fase critica della partita. È giusto analizzare quello che è successo, poi uno può fare meglio o peggio». Si sente più esterno basso o alto? «Preferisco partire da dietro. A maggior ragione in questa Roma, dove giochiamo con attaccanti alti». Sul campo lei sembra avere già trovato l'intesa con Totti e gli altri. «Sono abituato a correre senza palla, se qualcuno sa lanciare bene mi adatto subito». Differenze tra Spalletti e Novellino? «Sono entrambi bravi, ma molto differenti uno dall'altro. Novellino già dal martedì carica la squadra in vista della domenica. Spalletti la partita la vive più serenamente e si carica pochi giorni prima dei match». Ci pensa alla Nazionale? «È il sogno di ogni giocatore. Ma ora c'è il gruppo che ha vinto i Mondiali, è giusto continuare con quei giocatori lì». La Roma deve privilegiare la Champions? «È un obiettivo importante. Sentire quella musichetta fa sempre effetto. Da parte nostra non ci deve essere una priorità». Spalletti vuole un altro terzino. Cercherà di fargli cambiare idea? «No, perché dobbiamo giocare tante partite. È normale che avendo un solo mancino in rosa, la società ne cerchi un altro». L'Inter è superiore a voi? «È un'ottima squadra. Ma abbiamo dimostrato che ce la possiamo giocare alla grande, nonostante i risultati degli scontri diretti. Vedremo chi sarà più forte nella prossima sfida». E il Milan? «Ha le caratteristiche per fare un filotto di vittorie. Anche il Palermo è stato costruito per ambire in alto». Da dove viene il nome Max? «Lo hanno scelto i miei genitori. Sono l'unico al mondo che invece di diminuirmelo, me lo allungano il nome... ». Perché ha lasciato la Samp? «La società non mi ha mai dato segnali per rinnovare il contratto. Poi, il 23 marzo 2006 mi hanno fatto una proposta. Dal mio punto di vista era tardi e ho preferito non accettare. Mi sono segnato in testa quella data... ». Non hanno creduto in lei? «Si può dire così». Ha notato un atteggiamento favorevole degli arbitri verso la Roma? «Quando lotti per salvarti, l'atteggiamento inconscio dell'arbitro non è proprio lo stesso rispetto a quando giochi in una squadra come la Roma. Questo si avverte sul campo ed è stato così. Prima dello scandalo pensavamo fosse il tutto. Invece non era così». La parola scudetto la pronunciate tra di voi nello spogliatoio? «Sono passate cinque giornate, è un po' presto per parlare di scudetto. Speriamo di cavalcare questo sogno fino alla fine, ma non sarà così facile».

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