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di DOMENICO LATAGLIATA ALTRO che scudetto sul polsino, ultima pensata (probabilmente) di Lapo Elkann, ...

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E quindi: la Juve vista ieri a Rimini dovrà mettersi in testa al più presto che è inutile continuare a pensare al passato, anche recente e più che nobile. La serie B è infatti una brutta bestia, tutti lo dicono e tutti lo pensano. Di ritorno dalla Romagna, devono averlo capito anche Del Piero e compagni, fermati sull'1-1 da un Rimini volenteroso, che ha recuperato il pareggio pur giocando in dieci contro undici a causa dell'espulsione di Cristiano. Il tutto, al cospetto di una Juve non ancora al top dal punto di vista fisico e, come si temeva, più che vulnerabile in difesa. Così, dopo essere passata in vantaggio con Paro dopo un quarto d'ora circa della ripresa, la Signora si è fatta raggiungere da Ricchiuti complice una clamorosa gaffe di Boumsong, il gigante francese di origini camerunensi che già in Gran Bretagna avevano dipinto come tipo distratto. Insomma: se qualcuno tra dirigenti, giocatori e tifosi pensava che la stagione in corso si sarebbe tramutata in una marcia trionfale, sarà meglio che cambi idea subito. Contro la Juve - ma c'era da immaginarselo, sarebbe stato semmai logico stupirsi del contrario - tutti giocheranno la partita della loro vita e venderanno l'anima al diavolo pur di strappare un risultato positivo. E qualcuno la racconterà anche a figli e nipotini, una giornata come quella di ieri: Barusso, per esempio, dominatore del centrocampo, o Ricchiuti, autore del gol e di tante giocate degne di nota. La Juve, dal canto suo, ha probabilmente pensato che uno sprint iniziale potesse impaurire gli avversari: come non detto. Una fiammata non può bastare, se non viene poi seguita da altro. Deschamps aveva preferito - chissà perché - Birindelli a Balzaretti e Marchionni a Camoranesi, quest'ultima invece scelta più che azzeccata. In attacco, come previsto, Del Piero e Zalayeta, con Bojinov in panchina. Da parte dei padroni di casa, nessun catenaccio e, a supporto di Matri, Ricchiuti e il brasiliano Jeda. La Juve, come detto, partiva bene e nel primo quarto d'ora dimostrava di avere voglia di vincere: Marchionni dominava sulla fascia destra, Nedved provava a imitarlo ma Handanovic faceva buona guardia. Partita comunque equilibrata, con Del Piero e Zalayeta discreti solo a tratti e Paro ordinato in mezzo al campo ma privo di genialate: del resto, mica ce le si poteva aspettare da lui, giovane di belle speranze ma privo di pedigree e con all'attivo un solo campionato di serie A con la maglia del Siena. Eppure, proprio grazie al sostituto di Zanetti la Juve trovava il vantaggio, qualche minuto dopo la prima grave amnesia di Boumsong che permetteva a Matri di colpitre quasi a colpo sicuro trovando però Buffon più che pronto. Il gol di Paro, quindi: angolo dalla destra conquistato da Del Piero, palla respinta in area e carambola sui piedi di Paro che, dal limite, trovava il destro vincente. Tre punti all'orizoznte, quindi? Certo che no. Perché il Rimini rispondeva subito: con Ricchiuti (alto) e Jeda (colpo di testa, ancora Buffon presente). Cristiano rischiava di rovinare tutto facendosi buttare fuori per un intervento scomposto su Nedved: seconda ammonizione e via in doccia. Eppure la Juve non riusciva a chiudere il match e cincischiava fino a quando Boumsong combinava la frittata: un suo liscio lanciava Ricciuti, il cui diagonale batteva Buffon e faceva precipitare il popolo bianconero in un altro dramma. Altro che Purgatorio: questo è l'Inferno, cara Signora.

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