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Zidane e gli scettici si sono rotti la testa contro il duro muro italiano

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Li prese in carico, ai primi di giugno, questi ragazzi di Lippi, che erano intronati dalle accuse, schiaffeggiati da un corale dileggio, travagliati dai dubbi. Poveracci, esibivano una forma incerta come le loro coscienze. A dirla tutta, messi assieme, sembravano una banda di zingari destinata a essere cacciata alla svelta dai Mondiali, come da un parcheggio abusivamente occupato: magliari, pizzettari, italianuzzi, gentucola da non prendere sul serio. La pensavano suppergiù tutti così, i nostri partners europei. Che non li conoscevano o fingevano di non conoscerli. La Veranda degli amici del Professore, no. La Veranda sapeva, per antica esperienza, che agli italiani si può dire e fare di tutto, ma una cosa, con loro, non s'ha da fare mai. Non si deve spingerli fin sull'orlo del precipizio per poi dirgli: ecco, adesso vi diamo un altro spintone e voi tutti, da bravi, volate di sotto. Eh, no, questo proprio non è lecito fare con l'itala gente dalle molte vite. Perché, a quel punto, avviene la metamorfosi: i conigli diventano leoni e si finisce per trovarsi davanti due ex sonatori di mandolino (leggi: il napoletano Cannavaro e il calabrese Gattuso) che adesso impugnano la mazza ferrata e menano giù botte da orbi. Queste non sono chiacchiere retoriche di circostanza. È storia nostra e della nostra gente. Andatevela a rileggere. È una storia fatta di scarse conquiste, ma di frequenti, strenue difese. Perché l'italiano, una volta messo con le spalle al muro, si rivela gran brutto cliente. Come «cagne magre, studiose e conte», dice il padre Dante. Ma voi le ricordate le facce di Buffon e compagni durante tutto il match con la Francia? E quelle dei cinque esecutori di giustizia dal dischetto? Erano facce che potevano sbagliare, quelle? Sotto la Veranda, per la strada, la ragazzaglia romana canta, sull'aria di All'armi, siam fascisti...: «Zidane, le capocciate dàlle ar muro». Scherzano, i pischelli, perché ignorano che Zizou, andando ciecamente a incornare il petto di Materazzi, ha trovato un vero muro. È lì che, dopo essersi rotti la testa, Zinedine e compagni hanno perso, con la coppa, anche la faccia. La Veranda ora chiude per un periodo di meritato riposo. Non prima, però, di aver sottolineato l'elezione, da parte della Fifa, di Zidane «Testa di Ferro» a miglior giocatore del Mondiale. L'opzione è in tutto degna del signor Blatter: uno splendido esempio per i milioni di fanciulli che in tutto il mondo hanno visto il beau geste.

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