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dall'inviato TIZIANO CARMELLINI DORTMUND — Ci siamo, la storia bussa alla porta di nuovo.

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Sono due pezzi da novanta del calcio che si scontrano, ritrovano, sfidano e poi si fondono in un flusso che che crea la storia di questo sport. Così, come trentasei anni fa, sempre in semifinale a Mexico '70, il rigore tedesco si troverà di fronte la fantasia italiana: ma stavolta succederà tutto nel cuore della Germania davanti a settantamila tifosi pronti a tutto in uno stadio dove i padroni di casa non hanno mai perso una partita. Le due squadre sono arrivate fin qui su percorsi diversi ma unite da un unico comune denominatore: entrambe erano partite con grossi problemi «interni», con il Paese contro, cercando tranquillità altrove per preparare al meglio un Mondiale. Gli azzurri, dribblando giudici d'ogni tipo, scandali e telefonini dalle «orecchie lunghe» sono arrivati fin quassù per riscattare l'immagine di un calcio tricolore fin troppo sbiadito. Sulla panchina un ct che in molti volevano già sul patibolo e che è invece riuscito a plasmare un gran gruppo cresciuto nel corso della manifestazione e ora a un passo dal riscrivere di nuovo il nome dell'Italia nell'Olimpo di questo sport bello da impazzire. Anche Klinsmann & Co. sono stati contestati dall'inizio per scelte, atteggiamenti e modi di preparare un Mondiale lontano anni luce dal «concetto» di calcio tipicamente tedesco e nel quale la nazione non si riconosceva. Poi, quando la palla ha iniziato a rotolare e sono arrivate le prime vittorie, d'un tratto la «riunificazione», l'amor proprio di una nazione che alla bandiera forse credeva sempre meno. Ora sono lì, anche loro, con una voglia di riscatto nel cuore e nella testa di fronte ai nemici di sempre quando si parla di calcio: «Der italianen». Forse, anzi sicuramente, hanno più pressione di noi addosso, nelle gambe e soprattutto nella testa. Questo potrebbe far la differenza stasera in campo, perché perdere un'altra volta, sempre contro l'Italia, un Mondiale e stavolta in casa propria, potrebbe essere troppo anche per la teutonica pazienza tedesca. In campo si affronteranno quella che è stata la miglior difesa del Mondiale, contro la più prolifica coppia d'attacco. Avrebbe detto zero la casella di Buffon alla voce «gol incassati» se non fosse per quella beffa di Zaccardo contro gli Usa che è costata al terzino destro il posto da titolare. Dice invece otto quella della coppia Klose-Podolsky che stasera si ritroverà tra le grinfie di Cannavaro & Co. C'è tutto per una grande serata di calcio che nemmeno la squalifica in extremis di Frings (al quale però la Fifa ha fatto uno «sconto» per l'eventuale finale) può intaccare. Per «vincere», obiettivo alquanto scontato ma sottolineato dai due tecnici alla vigilia (non si sa mai...), le due squadre cambieranno il meno possibile. Lippi farà solo qualche piccolo ritocco rispetto all'Italia che ha battuto l'Ucraina. In campo lo stesso modulo, 4-4-1-1 che diventa 4-4-2 con Camoranesi, recuperato dopo la botta al ginocchio (se dovesse avere una ricaduta, il commissario tecnico Lippi potrebbe puntare su Del Piero), a fare l'esterno a centrocampo e una sola eccezione in difesa: rientra lo squalificato Materazzi al posto di Barzagli. Nesta non ce l'ha fatta a recuperare per questa semifinale. Lo stiramento muscolare all'adduttore sembrava all'inizio essere meno grave di quanto poi non si sia in realtà rilevato. Ieri il difensore centrale in forza al Milan ha provato a forzare durante l'allenamento di rifinitura. Si è allenato con la squadra, poi però ha dovuto alzare bandiera bianca. È rientrato anzitempo negli spogliatoi, dicendo addio all'appuntamento con la storia. Spazio, dunque, a Materazzi al fianco di Cannavaro, con Zambrotta a destra e Grosso a sinistra. Solito centrocampo con Camoranesi, Pirlo, Gattuso e Perrotta. In avanti Toni, che si è sbloccato con la doppietta all'Ucraina nei quarti di finale, ispirato, qualche metro più dietro, da Francesco Totti. Klinsmann butta dentro Borowski per lo squalifica

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