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«Per la Juve decisione immediata»

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Il ministro Di Pietro: «La materia è istruita». Il club col nodo-Capello

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Dagli ambienti Ifil, però, filtra le sensazione che i due parleranno anche a lungo ma senza affrontare l'argomento retrocessione: la Juve e Capello, insomma, provano a gestire il quotidiano come se non si avvicinasse sempre più il giorno della sentenza. Quindi: la Signora è al momento una squadra di serie A e come tale viene trattata da chi la amministra e da chi ne è la guida in panchina. «Quando sapremo di essere retrocessi, daremo eventualmente il via a un piano B». E Alessio Secco, nuovo direttore sportivo, conferma: «Tutte le voci di questi giorni su altri allenatori sono prive di fondamento. Nessuno ci ha ancora condannato, quindi andiamo avanti così». Che questa sia la strategia giusta o un pericoloso salto nel vuoto, lo stabiliranno soltanto gli eventi. Di sicuro, par di capire che dall'incontro di domani tra Sant'Albano e Capello non uscirà alcuna dichiarazione ufficiale né ci sarà da prendere atto della volontà di Capello di farsi da parte in caso di arrivederci alla massima serie. Quello, semmai, accadrà ai primi di luglio: non è ormai un mistero per nessuno che Don Fabio potrebbe tornare al Real Madrid nel caso in cui le elezioni presidenziali delle merengues vedessero vincitore Calderon, 54enne avvocato che recentemente è andato a trovare Capello a Pantelleria per esprimergli stima e proporgli un contratto plurimilionario. Ieri, Calderon ha addirittura annunciato che Capello arriverebbe a Madrid il 3 luglio con il contratto in mano: esattamente il giorno dopo le elezioni presidenziali che lui sogna di vincere. In uno scenario del genere, la Juventus rischia di fare per la prima volta nella sua storia la figura del vaso di coccio in mezzo a una decina di manufatti di ferro: tenuta buona finché ne vale la pena, scaricata appena si prospetta una soluzione migliore. Con giocatori che si dicono preoccupati (prima Emerson e Zambrotta, ieri Vieira e domani chissà chi) e una dirigenza che si muove con difficoltà. Ieri, peraltro, l'ex magistrato e neo ministro per le Infrastrutture Di Pietro ha ammesso che «per alcune realtà, e purtroppo anche per la mia Juve, la materia è sufficientemente istruita per poter decidere non tra 15 giorni, ma ad horas. Si può davvero dare un messaggio forte in pochi giorni, anche se per la conclusione e archiviazione della pratica ci vorrà molto tempo. Per il futuro, bisognerà stabilire regole per una maggiore trasparenza e contro il conflitto di interessi: ma per il passato bisognerà procedere immediatamente laddove si è trovato il mariuolo con le mani nella marmellata».

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