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due settimane di «tolleranza zero» Poi tutto invariato

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Un momento significativo nel palmares di qualsiasi società, figuriamoci per una volta per ora è ferma a quota tre in fatto di scudetti vinti, cifra inadeguata soprattutto all'enorme bacino di utenza e all'intensità di una passione che è difficile riscontrare altrove. Un momento offuscato dall'uscita di scena, per tutto il resto della stagione, del giocatore simbolo di questa straordinaria cavalcata: tolto di mezzo non tanto da un intervento omicida, anche se in quella zona del campo un più morbido impatto da parte del difensore sarebbe apparso più ragionevole, quanto dalla persistente renitenza degli arbitri a cogliere i messaggi del regolamento. Da tanti anni, ormai la Fifa indica negli interventi da dietro la più pesante minaccia all'incolumità dei giocatori , quale che sia la loro valenza tecnica, però il rosso diretto si vede soltanto quando un tribunale imporrebbe l'imputazione di tentato omicidio volontario. E se il regolamento non lo applica un arbitro di solida esperienza, forse apprezzata più all'estero che in Italia, come in Domenico Messina, siamo proprio messi male. Polemiche che, al solito, saranno stemperate dal passare del tempo, magari un paio di settimane di «non tolleranza zero», come gli strattoni in area di rigore, poi tutto tornerà come prima: e saranno i talenti, quelli che sanno difendere il pallone, le vittime illustri, a testimoniare una sconfitta per l'intero movimento calcistico. Ma intanto la Roma è costretta a guardare al futuro, immediato e più lontano, con stato d'animo sicuramente non linea con l'entusiasmo che aveva propiziato la felice rincorsa al quarto posto. Troppo bravo, e troppo ben disposto dal punto di vista psicologico, Luciano Spalletti, per non aver già delineato, nella sua testa, la nuova Roma, quella priva del suo punto di riferimento fondamentale. Perché se è vero che, senza Totti, la Roma aveva perduto una sola volta su dieci, in Uefa a Belgrado, è altrettanto innegabile che si era trattato di defezioni occasionali, e non di tempi maledettamente lunghi per il recupero. Spalletti ha parlato finora soltanto di Montella e dei suoi margini di crescita: necessariamente ampi in relazione al momento di deficitaria condizione fisica. Se sarà lui a dover sostituire il capitano fino la suo ritorno, dovrà essere tanto umile è intelligente da adeguare la sua propensione alla gloria personale alle esigenze di una squadra che ha costruito la sua parentesi più felice sulla forza del collettivo. Difficile intravedere alternative, a meno che l'incredibile Simone Perrotta non decida che perfino il ruolo di rifinitore gli sta stretto e si conceda avventure da prima punta. ruolo forse più adatto per Mancini, una volta che neanche Nonda sembra per il momento disponibile. Problemi di non poco conto, che Spalletti dovrà risolvere in vista di due appuntamenti di alto livello come il derby e poi la visita dell'Inter. Con il peso ulteriore della parantesi europea di Gioved' sera, sicuramente poco gradito; anche se sul piano della condizione atletica la Roma, sia pure con qualche piccola flessione individuale, ha mostrato di non aver nulla da invidiare alle prime della classe.

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