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Olimpiadi, il bluff di Roma e Milano. Solo propaganda

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E soprattutto le due città sono ancora molto lontane da quel progetto che permetta di arrivare a una candidatura onorevole, come fu quella allestita per i Giochi del 2004 che la Capitale, con il sindaco Rutelli in testa, cercò invano di strappare ad Atene. Il bluff è stato dunque scoperto. Non a caso il premier Berlusconi ci ha messo una pezza, chiedendo al Coni, in pratica, di allungare i tempi, di rimandare la decisione, non prima di essere però passati per il governo. Una specie di esame di riparazione che avrà il suo epilogo non certo prima delle elezioni, politiche e amministrative dei due comuni in lizza. In sostanza Albertini e Veltroni si sono seduti a un banchetto nunziale di proporzioni bibliche portando con sé solo ceci e lenticchie. Con l'obiettivo dichiarato di volersi mangiare la torta, alla faccia degli altri invitati. I componenti della commissione di valutazione del Coni - composta da presidenti federali, esperti e membri esterni - sono letteralmente saltati dalla sedia quando hanno avuto tra le mani il dossier confezionato dagli staff di Veltroni e Albertini. Pensate che per le Olimpiadi del 2012, solo nella voce impianti sportivi, Londra ha messo sul tavolo un miliardo e mezzo di euro, il triplo di quanto Roma e Milano siano state in grado di preventivare. Con l'aggravante che stiamo parlando di un'edizione di quattro anni successiva a quella londinese. Essendo cifre da festa de noantri, è facile dedurre a chi andrebbe il compito di ricapitalizzare. Al governo. Ed ecco spiegato l'intervento del premier che vuole vederci chiaro prima di fare il fatidico passo più lungo della gamba. È vero che il massimo degli sforzi spetta sempre all'esecutivo, visto che un'Olimpiade provoca un aumento del pil, tuttavia un conto è partire da sei, un altro da due. E poi semmai ci si penserà dopo le elezioni. Resta il fatto che la figura fatta da Veltroni e Albertini entra negli annali, anche se un'Olimpiade può essere un'ottima spinta per la campagna elettorale. Nella lettera al presidente Petrucci, Berlusconi rileva che sarebbe opportuno e utile che il Coni, prima di procedere alla sua scelta, inviasse al governo un dettagliato rapporto sull'impatto economico dell'organizzazione dei Giochi in Italia e soprattutto sui problemi da affrontare qualora una delle due città, qualunque essa sia, risultasse prescelta. A Petrucci non è rimasto altro che informare i due sindaci che la commissione di valutazione ha ritenuto opportuno ricevere ulteriori approfondimenti su alcune risposte fornite nel dossier, ritenute carenti o non congrue. Mentre una parte dell'opposizione non ha perso tempo nell'accusare il premier di voler «attentare all'autonomia sportiva», il sindaco Veltroni non ha voluto commentare l'intervento di Berlusconi, limitandosi a un «Voglio troppo bene allo sport italiano per fare alcun commento. Registriamo la situazione». Per organizzare Torino 2006 complessivamente ci vogliono quasi 4 miliardi. Oltre 15 per Londra. Roma e Milano sono alla resa dei conti.

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