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Ronaldinho è d'Oro classe e gioia di vivere

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Il brasiliano del Barcellona ha ricevuto ieri il prestigioso riconoscimento superando due inglesi, l'asso del Chelsea Lampard (con 148 voti) e quello del Liverpool Gerrard (fermo a 142) che forse sperava almeno nella piazza d'onore dopo la vittoria del suo club della Champions League. Il primo giocatore del campionato italiano è risultato Andriy Shevchenko, arrivato quinto con 33 voti. Dietro l'ucraino Maldini, Adriano, Ibrahimovic e Kakà. Giusto, così, nessuna polemica perché il brasiliano incanta gli appassionati di calcio da tanti anni. Felice il vincitore: «Realizzo un sogno. Spero di ripetermi l'anno prossimo, perché questo premio ti dà la possibilità di continuare a lavorare sempre per il meglio». Rijkaard, tecnico del Barcellona, lo applaude: «È unico, riconoscimento strameritato». Il Pallone d'Oro è stato istituito nel 1956 dalla rivista calcistica «France Football» per premiare ogni anno il migliore giocatore europeo; dal 1995 è destinato a qualsiasi atleta che milita in un campionato del vecchio continente. Stavolta però il volto sorridente di Ronaldinho ha messo tutti d'accordo. Come negare al campione brasiliano il riconoscimento più ambito per i calciatori. Basta vederlo correre per il campo, inventare giocate da fenomeno, dribblare gli avversari come birilli, ridicolizzare i portieri per comprendere che la scelta dei giurati è quella giusta. Senza nessuna discussione nemmeno quella di coloro i quali considerano decisivo aver vinto una coppa internazionale con la propria squadra i club. Due settimane è stato protagonista di un miracolo sportivo: Il Santiago Bernabeu è scattato in piedi alla sue ennesima prodezza e ha applaudito il giocatore che gli aveva inferto due colpi letali con la maglia del Barcellona, la squadra più odiata dai tifosi delle merengues. Immaginate: San Siro milanista si inchina e applaude a un gol da cineteca di Ibrahimovic, centravanti dell'odiata Juventus? Impossibile in Italia. Ronaldinho c'è riuscito in Spagna e le sue ultime prodezze hanno avuto un peso imporante nel convincere gli ultimi giurati incerti. Tanto che il Bracellona esporrà nel suo museo gli scarpini del brasiliano e quelli del compagno Eto'o in quella mitica sfida vinta 3-0 dai blaugrana.

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