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«Possiamo giocare alla pari con tutti»

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Sulla Nazionale: «Non è un chiodo fisso, ora voglio fare tanti gol per la Lazio»

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Canta l'inno con la chitarra, Tommaso. Come se fosse biancoceleste da una vita. Sguardo furbo e sorriso accattivante, il gol come compagno d'avventura. Gli è bastato poco più di un anno per ritagliarsi un posto nel cuore della gente. E lui ha già mutuato il senso d'appartenenza, seguendo i consigli dell'amico Paolo Di Canio. «Prima di scendere in campo sento sempre "non mollare mai", soprattutto in trasferta», enfatizza ripassando idealmente a memoria l'ultima prodezza nel derby. Rocchi è il bomber principe della Lazio travolgente in casa e inconcludente in trasferta: lui però marcia sempre a mille -dai 13 centri dell'anno scorso ai 5 già messi in cassaforte quest'anno- il suo verbo si declina sempre allo stesso modo. Fare gol. Con l'obiettivo di migliorare. «Certo, voglio fare più gol possibili, non ho fissato tetti particolari. Dai 13 in poi va tutto bene, poi non sto a guardare la rete in più o quella in meno». Di certo Lippi lo segue e solo l'infausta prova collettiva di Reggio Calabria gli ha probabilmente negato una soddisfazione meritata: la prima convocazione in azzurro. «Sapevo che qualche emissario azzurro stava anche sulle mie tracce, però ho non ho preso male il fatto che non sia arrivata la chiamata. Non vivo con questo chiodo fisso, anche se mi farebbe certamente piacere andare in Nazionale. Vivo con la consapevolezza di dover fare il massimo con la Lazio», confessa ai microfoni di «Piazza della Libertà» su Rsa. Della nuova squadra gli piace sicuramente la mentalità introdotta dallo staff tecnico. «È un nuovo modo di concepire le cose, ci prepariamo sempre al meglio. All'inizio mi ha turbato mentalmente un po' la storia del contratto, poi credo di essermi sbloccato». Ora il problema è un altro, almeno a guardare le cifre, e riguardare il collettivo: la differenza di rendimento tra le partite casalinghe e quelle giocate lontano dall'Olimpico. «Stiamo lavorando per cercare di risolvere queste difficoltà. È una cosa davanti agli occhi di tutti, a Reggio abbiamo fatto davvero male, non siamo stati all'altezza della situazione. Ora abbiamo la possibilità di riscattarci: Samp ed Empoli sono due banchi di prova importanti, sarà la prova del nove. Stiamo lavorando sodo, vogliamo migliorarci e dare continuità al nostro campionato. Con l'Inter abbiamo disputato una partita intensa, giocando a viso aperto. In casa abbiamo raccolto davvero tanto, in trasferta abbiamo perso diverse occasioni, come quella con la Reggina: due punti in 5 partite sono pochi. Dobbiamo invertire la tendenza». Sui partner d'attacco. «Per le mie caratteristiche con un giocatore dietro mi trovo meglio e lo dicono anche i dati. Però con squadre che si difendono a volte servono anche due punte vere, per cercare di scardinarle. Una cosa voglio specificarla: se giocare con una torre tipo Tare vuol dire solo lanciare lungo allora non mi trovo più bene. E non c'entra Tare, ci mancherebbe, parlo solo di prerogative dell'attaccante in questione». Su Di Canio: «Con lui c'è un feeling speciale: sabato lo vedevo a bordo campo, mi aveva detto che se avessi segnato mi avrebbe aspettato. Era avvelenato come sempre. Mi dà una carica speciale». Sugli obiettivi: «Possiamo giocarcela alla pari con tutti, anche con chi ora ci precede di qualche punto in classifica. Con la determinazione che ci contraddistingue». Quella d'una Lazio da battaglia. Una Lazio che non molla. Mai.

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