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Bentornata Roma

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Ci vogliono quattro gol a un Parma arrendevole oltre il credibile, ma infine il tabù è cancellato, la Roma ritrova la vittoria interna, Totti torna a segnare, l'uno-due di Nonda dopo il suggello di Panucci, qualche brivido dopo il gol emiliano frutto dell'inesperienza di Curci. Ispiratissimo il capitano, bravi Panucci, Kuffour, De Rossi, Nonda: tanto basta per mettere in tasca tre punti pesanti, con la collaborazione di avversari stranamente pochissimo aggressivi, tanto da consentire alla Roma di andare al piccolo trotto per tutta la ripresa. Unico neo della serata, l'infortunio a Cuffré, un ulteriore problema per Spalletti già costretto ad arrangiarsi. Domenica, a Cagliari, servirà qualcosa in più anche rispetto a questa larga vittoria, utile soprattutto per restituire il buonumore dopo i mugugni di Livorno. Per forza di cose, ancora difesa a tre, per la Roma, ma talvolta a quattro con Taddei più avanzato, dunque centrocampo folto, Cufrè obbligato ad adattarsi a un compito non particolarmente gradito con il solito, convinto impegno. Unica sorpresa, in fondo, il ritorno in panchina di Mexes, tribuna per Damiano Tommasi, che prima o poi troverà la sua occasione, ampiamente guadagnata per qualità di carriera e di comportamenti, ultimo dei quali l'adeguamento al minimo di stipendio. Canonico 4-4-2 per il Parma, ancora orfano di Morfeo ma con un centrocampo mobile, aggressivo e non proprio povero di talento, le promesse di Bolano e Simplicio a supporto della solida esperienza di Bresciano e Grella. Avanti Corradi e Delvecchio, dieci anni in giallorosso non dimenticati dal tifo di casa. Potenziale discreto, dunque, però strana timidezza, non giustificata dalla classifica, tanto da consentire alla Roma di superare indenne, senza apparensioni, un avvio morbido e quasi svagato, passaggi agevoli sballati, lanci improbabili, compito arduo anche per un Nonda ispirato e attivissimo. Certo, venti minuti di lagna senza palpiti non lasciavano presagire che la seconda metà del primo tempo avrebbe offerto fuochi d'artificio, sia pure con qualche intevento dell'occasionalità che spesso decide le partite. Primo segnale importante, il ritorno al gol interno della Roma, fine del lungo digiuno di Totti: bravissimo ad andar via a sinistra su invito di Aquilani, per accentrarsi e scaricare un destro tagliato che la deviazione di Cardone ha reso imprendibile per Lupatelli. Nel giro di due minuti, poi, la partita ha dato segni di destinazione all'archivio, quando Totti ha lanciato Taddei, abile nel pallonetto su un difensore e sul portiere in uscita: forse la palla sarebbe entrata, per sicurezza Nonda ci ha messo la testa e la firma. Ha avuto breve durata la tranquillitè turbata, alla mezz'ora esatta, da un brutto errore di Curci su angolo, con Cannavaro pronto a sfruttarne la goffa uscita a vuoto. Anche i difensori, però, colpevoli di avere consentito il blocco di Corradi sul portierino, che un armadio non è mai stato. Distanze però ristabilite al 34': con Totti fuori campo per un pestone, la punizione dalla tre quarti l'ha calciata Bovo, ioventando una parabola deliziosa per lo stacco di Panucci, con tanto di dedica a Marcello Lippi, in tribuna. Quattro gol in dieci minuti, abbastanza per cancellare tanti momenti mediocri e anche le altre occasioni sciupate dalla Roma, con Taddei e Perrotta. Un nuovo guaio a metà scarsa della ripresa quando Cufrè, che aveva appena mancato il tap-in sulla punizione di Totti battuta da Lupatelli, è uscito in barella per un problema muscolare, con Dacourt a raccoglierne anche il ruolo di esterno. Poi Rosi per Aquilani, belle cose e i soliti errori di misura. Un po' di sufficienza, però scarsi pericoli e anzi, in chiusura, il poker: gran tiro di Dacourt, bravo Lupatelli a opporsi anche alla replica di Totti, senza scampo sul destro di Nonda, doppietta a coronare una buonissima prova.

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