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L'abbraccio del popolo romanista

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E con ottimismo convinto, naturalmente, né potrebbe essere diversamente dopo gli incubi ricorrenti della stagione passata, il sofferto finale a ricordare i famosi tempi cupi, che per i lupi di allora sembrava non dovessero mai avere fine. Il precampionato ha offerto collaudi convincenti, la preparazione è stata finalmente condotta secondo programmi, le angosce residue cancellate dalla sospensiva del provvedimento che aveva bloccato il mercato. Non che, dal momento del secondo parere del Tas, le operazioni abbiano prodotto sconvolgimenti, per ora si è fermi a due giovani il cui bagaglio comprende lodevoli promesse e modesta esperienza, come il marocchino Kharja e l'honduregno Alvarez, arrivati rispettivamente da Terni e da Cagliari. Non si intravede ancora, a pochissimi giorni dall'apertura ufficiale, grande chiarezza sul problema principale, rappresentato dal futuro di Antonio Cassano, che Spalletti vorrebbe avere a disposizione, mentre la società tende soprattutto a cautelarsi dal rischio di un vicino addio senza contropartita. Situazioni che la Roma ha gestito in passato con eccessiva leggerezza, lasciando andare via come scarpe vecchie giocatori del calibro di Cafu, tuttora fulgente astro del titolatissimo Milan; di Lima, miglior giocatore dello scorso campionato russo; di Zebina, fortissimo ma anche giovane, dunque con una lunga carriera davanti; e c'è il rischio che si debba perfino rimpiangere il buon Candela, diventato titolare fisso in una squadra impegnata in Champions League. Ma per ipotizzare il ruolo della Roma occorre soprattutto valutare l'abilità di Luciano Spalletti nel rimettere insieme i cocci di un'armata allo sbando, ricostruendo un gruppo solido e finalmente poco disposto a indulgere a capricci e comportamenti devianti. Con la benedizione di Francesco Totti, che nel nuovo tecnico afferma di apprezzare ai massimi livelli il lavoro ma anche la personalità Il terzo pareggio con la Juve, la passeggiata di Messina sono stati segnali importanti, che però Spalletti ha considerato nel loro giusto valore, cioè con tutte le riserve legate al calcio estivo. Così il tecnico ha parlato di quarto posto come obiettivo primario e non facile, in presenza di un organico che, a suo parere, ha urgenza di un paio di ulteriori ritocchi: un portiere (da affiancare a Curci o qualcosa di simile) e un esterno di sinistra. Certo, il giovane estremo non può offrire, alla sua età, garanzie assolute, soprattutto a un allenatore che così largo credito ha delegato all'esperienza, riservando ruoli fondamentali, nell'Udinese, a nonno Nestor Sensini e a Bertotto. Un bel getto di estintore su entusiasmi che probabilmente Spalletti ritiene l'inedia più vistosa di una piazza così complessa e così anomala nel panorama nazionale. Ma se è dimostrazione di buonsenso mettere le mani avanti, è giusto anche affermare che, cancellati tutti gli handicap sofferti un anno fa, la Roma è squadra in grado di rivelarsi competitiva a livelli importanti: quelli di Totti, Chivu, Panucci, Kuffour, De Rossi, Mancini, Montella, Dacourt, Nonda, per non parlare di Cassano, sono nomi troppo importanti per passare inosservati.

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