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Vittoria del marocchino Oggi la giornata conclusiva con le ultime otto medaglie

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La sfida con il campione in carica, il marocchino Gharib, è di quelle che rimarranno nella storia della maratona e fanno onore al suo temperamento da guerriero. Alla fine ha avuto la meglio l'atleta africano che si è riconfermato sul gradino più alto del podio iridato con la stessa strategia adottata a Parigi due anni fa. Allora Baldini non lo seguì nell'allungo folle piazzato attorno al 30esimo chilometro. Stavolta ha dovuto farlo per forza perché un atleta che ha conquistato un titolo olimpico, uno europeo, due bronzi mondiali deve lottare per vincere. Il loro duello è durato solo un paio di minuti, ma è sembrato da subito chiaro che avrebbe proiettato il vincitore verso la medaglia d'oro. Gharib lo ha guardato negli occhi prima di dare una ulteriore accelerazione che probabilmente è stata fatale per l'azzurro che ha smesso di spingere. Come se al motore non arrivasse più benzina, come se qualcosa di misterioso lo avesse all'improvviso assalito. Dalle retrovie è rientrato l'etiope Shentama, il primo di una decina di atleti che lo hanno superato. A quel punto lo Stefano nazionale ha deciso di provare ad allungare la gamba, quella sofferente per i crampi, e si è fermato. Un paio di esercizi prima di ripartire ma ormai il treno delle medaglie era andato via, inutile rischiare di pregiudicare ulteriormente un fisico già abbastanza provato. Probabilmente le gambe dell'azzurro hanno sofferto il percorso estremamente difficile, pieno di saliscendi, condito da un ritmo insistente che i soliti atleti africani hanno impostato sin alle prime battute. Alla fine anche Gharib ha chiuso con evidente sofferenza in 2h10:10, ma è riusceto a ripetere così l'impresa dello spagnolo Abel Anton, unico altro maratoneta capace di bissare il titolo mondiale, nel '97 e '99. Il marocchino ha preceduto di soli undici secondi il tanzaniano Isegwe che ha firmato il primato personale mentre è riuscito ad agguantare il gradino più basso del podio il giapponese Ogata (2h11:16) che guarda caso, non si era messo in moto quando la testa della corsa ha dato la sferzata decisiva. Il più quotato connazionale Takaoka si è dovuto accontentare del quarto posto proprio perché aveva provato a tenere il ritmo dei battistrada. Il primo degli italiani è stato Ottavio Andriani, alla fine 17esimo in 2h16:29, seguito da Ruggero Pertile, solo 35esimo in 2h21:34. In molti attendevano Alberico Di Cecco, l'altra punta azzurra, ma le sue precarie condizioni di salute lo hanno costretto ad un ritiro prematuro. Per Migidio Bourifa c'è da mettere in conto invece una preparazione affrettata, che non gli ha consentito di concludere la sua fatica in terra finlandese. Un vero peccato perché a parte il Giappone, che ha vinto la Coppa del mondo, il Kenia e l'Etiopia erano abbordabili per la squadra azzurra che è così rimasta fuori dalla classifica per nazioni. E' bastato un salto, il primo al campione olimpico e mondiale, l'americano Phillips per ipotecare l'oro nel lungo con un 8.60 che eguaglia il suo primato personale. Argento al ghanese Gaisak (8.34) mentre la Finlandia ha trovato una storica medaglia di bronzo con Tommi Evila che accompagnato da tutto lo stadio olimpico, è atterrato a 8.25. Con uno storico poker l'Etiopia si è esaltata nei 5000 metri femminili che hanno sancito la doppietta di Tirunesh Dibaba (14:38.59) davanti alla connazionale Defar (14:39.54) e all'altra Dibaba (14:42.47). Si era ben conquistata la finale del getto del peso Assunta Legnante che però non è andata oltre il 12esimo posto lanciando a 16.99. troppo poco per l'azzurra che fu ottava a Parigi. La gara stata vinta dalla bielorussa Ostapchuk (20.51) sulla russa Ryabinkina (19,64) e la bicampionessa iridata a livello giovanile, la tedesca kleinert (19.62). E' ancora la russa Pechonkina la regina dei 400 ostacoli in una finale velocissima che l'ha vista stabilire il nuovo primato mondiale stagionale (52.90) davanti alle due solite ameri

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