Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

OCCHI PUNTATI SU...

Esplora:
default_image

Gli occhi tristi di Kenenisa

  • a
  • a
  • a

Dal quattro gennaio di quest'anno, il corpo della sedicenne ragazza etiope, il cuore spezzato da un attacco cardiaco durante un allenamento sul terreno di Arrarat, riposa ad Assela, luogo di nascita, duecento chilometri dalla capitale Addis Abeba. Appena può, un giovane di ventitrè anni si sottrae agli impegni di allenamento ed a quelli agonistici che lo portano in giro per il mondo per recarsi sulla sua tomba. Kenenisa ed Alem erano fidanzati. Si sarebbero sposati l'8 maggio scorso. «Dio decide il bene ed il male. Accetto quello che ha destinato alla mia vita», dice Kenenisa. Oggi pomeriggio, nella finale dei diecimila metri in programma allo stadio di Helsinki, Kenenisa Bekele è il favorito. I ventitrè anni li ha compiuti a giugno. Per l'età, per l'elenco di successi conseguiti in poche stagioni, per la disarmante disinvoltura con cui nelle occasioni più importanti ha disposto di avversari spesso giunti al traguardo con l'espressione di chi ha ingerito un'ostrica guasta, non sono in pochi a considerare l'atleta tra i più grandi corridori di resistenza veloce di tutti i tempi. E non sono pochi coloro che pronosticano tempi strabilianti ove l'etiope dovesse un giorno avventurarsi sui territori infidi ma affascinanti della maratona. In Etiopia, e nel mondo, Bekele ha raccolto con straordinaria autorevolezza il passaggio di testimone da Haile Gebrselassie, l'uomo dei 17 primati mondiali sulle lunghe distanze, dominatore delle piste per quasi un decennio in alternativa alle schiere aggressive degli amici-nemici keniani. Unico nella storia, Bekele ha vinto otto titoli mondiali di cross consecutivi, cui sono da aggiungere l'affermazione sui 10.000 ai Mondiali del 2003 ed i primati sui 5.000, 12'37"25, e sulla doppia distanza, 26'20"31. Ad Atene, nella scorsa Olimpiade, giunse alle spalle del marocchino Hicham El Guerrouj nella distanza breve, facendo poi piazza pulita sui 10.000, trascinandosi dietro il connazionale Sileshi Sihine, sotto lo sguardo ammirato del «fratello maggiore» Gebrselassie. Se oggi pomeriggio, ad Helsinki, Kenenisa dovesse vincere, e se gli occhi dell'atleta non riuscissero a sottrarsi interamente alla malinconia, troveremo risposta in quel piccolo quadrato di terra, ad Assela.

Dai blog