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La società paga la vendetta per la sentenza-Bosman

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Rispetto al passato, però, in cui i problemi tecnici o finanziari erano individuabili e riconducibili in precisi contorni, al giorno d'oggi si naviga nella nebbia, la speranza e magari la fiducia ancorate ai cavilli giuridici, in un ginepraio di leggi e di tribunali sportivi nel quale perfino i più attenti tra gli addetti ai lavori stentano a trovare un minimo di orientamento. La vicenda Mexes, così poco convincente fin dalle premesse, almeno per chi non si fosse fatto bendare gli occhi dai facili entusiasmi, sta rischiando di avere una conclusione ancora più amara, con il blocco del mercato giallorosso sancito dalla Fifa, oltre all'obbligo di versare otto milioni di euro nelle casse dell'Auxerre. L'estrema severità del massimo organismo internazionale del calcio, il cui livello di comprendonio è illustrato dalla presenza, al vertice, di un colonnello svizzero, ha una spiegazione ben poco tecnica, che fa ampie concessioni alle umane debolezze. Difficile trascurare, infatti, un dettaglio fondamentale: il procuratore di Mexes (un po' superficiale il ragazzo, come del resto la Roma, nella vicenda dell'autosvincolo dalla sua società) è quell'avvocato Dupont che ha firmato una svolta storica del calcio professionistico, avendo promosso e imposto la legge Bosman, un autentico, gravissimo smacco, per i vertici del calcio mondiale. Una conquista civile, la riconsegna a ogni giocatore della propria personalità e dei propri diritti. Vero che l'abolizione del vecchio vincolo a vita ha incoraggiato magheggi e qualche trucco, ma non diversamente si agiva quando le società erano padrone del presente e del futuro dei loro tesserati. L'acrimonia nei confronti della Roma si può facilmente configurare come una sorta di vendetta, fredda e dunque più felicemente assaporata, nei confronti di Dupont, l'avvocato del terremoto regolamentare. Ora un altro avvocato, abile e preparato come Antonio Conte, cercherà di ottenere la sospensiva del provvedimento, almeno per perfezionare le più urgenti operazioni in entrata, in attesa del ricorso al Tas per chiedere la revoca della sanzione o almeno il limite a una sola della due «finestre» di mercato. Certo, un progetto di ristrutturazione dell'organico che non prevederebbe, secondo imposizioni della Fifa, alcun giocatore in entrata, influirebbe pesantemente anche sulle vendite più prestigiose: una volta stabilito che nelle casse possono arrivare soltanto soldi, senza contropartite tecniche, gli acquirenti si troverebbero tra le mani un comodo cappio da stringere alla gola. Tutto questo, in attesa di un assetto societario meno labile dell'attuale, con un fondamentale apporto di esperienza, forzatamente carente anche in personaggi umanamente affidabili e sicuramente intelligenti. Nei progetti, non si intravedono spiragli: il futuro prevede esclusivamente atti di fede popolare.

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