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Il giamaicano diventa l'uomo più veloce del mondo: record mondiale sui 100 metri

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Il titolo di recordman dei 100 metri piani viene ad arricchire il curriculum di un predestinato, il giamaicano Asafa Powell, fortissimo velocista che ieri è stato capace di far luccicare sui tabelloni un 9"77 che scava un altro centesimo di secondo nella rincorsa dell'uomo verso i suoi limiti. Il precedente primato, 9"78, era detenuto da Maurice Green, ormai praticamente un ex, e, a pari merito, da Tim Montgomery, il più amato personaggio dello sprint mondiale prima che lo scandalo doping della Balco venisse a metterlo nell'angolo dei cattivi. L'unica cosa che stona e che sicuramente lascia un minimo di amaro in bocca a Powell è lo sfasamento temporale di quest'impresa: la città in cui è stata compiuta, Atene, è quella giusta; ma tutti la aspettavano dieci mesi fa, ad agosto 2004, nelle Olimpiadi. Asafa era il più atteso, arrivava imbattuto all'appuntamento coi Giochi, dopo aver assestato fendenti a destra e a manca, a tutti i possibili rivali (massimamente statunitensi). Invece quel giorno la luce si spense per il giamaicano: evidentemente schiacciato dalla pressione, e probabilmente anche stanco per i turni eliminatori, sfoderò una prestazione più che anonima, e si dovette accontentare del quinto posto, mentre l'armadio americano Justin Gatlin si prendeva l'oro più ambito. Asafa, 22 anni, non si è abbattuto, ma ha saputo reagire a quella delusione. Lui che è nato, come sportivo, sui campi di calcio della sua bellissima isola, per passare poi alla corsa sulle orme del fratello più grande, anche lui sprinter, ha ritrovato concentrazione, ha saputo migliorarsi e ha potuto centrare così il bersaglio grosso, nel meeting di Atene, dopo aver avuto anche la faccia tosta (o la coscienza di sé) di annunciarlo, questo record: «Sto andando forte, questa pista è veloce, il primato sarebbe nella logica delle cose». Incredulo Tim Montgomery: «Che shock. Per me questo record è una vera sorpresa perchè siamo all'inizio della stagione e di solito questi exploit arrivano alla fine». Partito subito forte, vinta la gara, tutta l'esultanza è esplosa per un 9"78, segnato dai tabelloni sulle prime, che significava record eguagliato. Già quella sarebbe stata un'impresa memorabile; poi, i cronometristi hanno corretto il tempo, facendogli il regalo più atteso: 9"77, il primato era tutto per lui: «Sapevo di poter battere il record e sono molto onorato di esserci riuscito, qui in questo stadio». Veniva da un 9"84 a Kingston, un mese fa, e da un 9"85 sotto la pioggia a Ostrava, giovedì scorso, in condizioni quindi non ottimali; ma nello stadio di Atene, quello in cui già Green nel 1999 fece il suo record di 9"77, c'era l'aura giusta per fermare i cronometri su un tempo che resterà nei libri d'oro. Ora Powell punta sui Mondiali di Helsinki, anche se prima c'è l'appuntamento, molto sentito, dell'8 luglio: il Golden Gala, a Roma, lo aspetta a braccia aperte. Già, perché Asafa ha un legame particolare con la città eterna, che praticamente lo ha adottato. Proprio nella capitale italiana, dal 2001, Asafa si allena spesso, sui campi dell'Acqua Acetosa, e di Roma il ragazzone (1,90 di altezza) giamaicano ha scoperto e apprezzato le pizzerie e le rosticcerie, nelle quali si rifugia tra una seduta e l'altra. Con indosso la maglia di Totti, magari, di cui si è detto tifoso e di cui custodisce gelosamente un autografo: la passione per il calcio gli è rimasta dentro, ed è stato perciò facile per lui capire al volo quale fosse il campione giusto a cui affezionarsi.

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