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Josefa a 44 anni prenota un «oro» a Pechino 2008

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Comunque, se verrà avrà il nome con l'iniziale J, come lei Josefa Idem, ed i due figli Janek (attaccato al collo di mamma è stato sul podio di Atlanta, Sydney ed Atene) e Jonas (aveva un anno quando in Grecia «Sefi» conquistò l'argento olimpico). L'intramontabile canoista tedesca, diventata italiana per amore, ha ricevuto ieri da mons. Angelo Comastri, in un albergo romano vicino San Pietro, il premio ìVivere da Campioni" come migliore atleta: ìL'età oggi ha un valore relativo, ho visto vincere atleti che avevano ben oltre le quaranta primavere; l'importante è conservare la motivazione giusta" ha detto la Idem, che è nata il 23 settembre 1964. Con sei Olimpiadi sulle spalle - cominciò nell'84 a Los Angeles con la maglia della Germania Ovest ed un bronzo nel K2 - di cui quattro gareggiate per l'Italia, Josefa è l'azzurra più decorata individualmente, avendo conquistato tra Giochi e Mondiali ben 21 medaglie (tra le quali il terzo posto di Atlanta, il primo di Sydney ed il secondo di Atene). Ravenna, la sua città d'adozione, l'ha voluta anche come assessore al Sport: «Famiglia e politica non mi tengono lontana dagli allenamenti, anche se il poco tempo mi fa correre da casa a scuola dei figli, dal Comune al bacino della Standiana dove vado in canoa. Dopo 28 anni di carriera sportiva, pensare di smettere è più difficile di quanto pensassi. Con la medaglia d'argento di Atene ho visto che le potenzialità tecniche ci sono ancora; i Giochi Olimpici di Pechino non li escludo affatto, ma la decisione la prenderò a fine anno» ha detto ieri mentre a stringerle la mano c'era un'altra intramontabile, Gina Lollobrigida. All'ex poliziotta di Goch, la cittadina natale in Alta Germania, spiace soprattutto abbandonare la sua barca, una K1 costruito negli USA nel 1996, per l'avventura olimpica americana, e che lei tiene come un prezioso soprammobile. Pure la pagaia (ad elica) - che ancora usa in gare ed allenamenti - è di quell'anno magico, quando sul Lake Lanier di Atlanta, sotto gli occhi entusiasti del pubblico americano e quelli scettici dei suoi ex compagni di squadra tedeschi, risalì sul podio, stavolta con il Tricolore (e il figlioletto) sulle spalle.

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