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Il ragazzo in vetrina per gli acquirenti

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E non, come la realtà suggerisce, il primo dei match-point che l'Italia può giocarsi sulla strada della qualificazione per il Mondiale tedesco del prossimo anno. Con quattro punti di vantaggio su norvegesi e sloveni, gli Azzurri intraprendono la fase discendente del girone: tre trasferte a seguire, stasera Oslo, a settembre in Scozia e in Bielorussia, fino a un finale morbido, due impegni casalinghi con la Slovenia e la Moldova, insomma se non sarà una passeggiata gli ostacoli non sembrano insormontabili, bene o male in Germania dovremmo esserci, per cancellare gli ultimi fantasmi orientali. Ma non è di questa trasferta insidiosa, per la condizione atletica dei norvegesi e per una situazione ambientale che raramente ci ha rallegrato, che l'informazione sembra disposta ad occuparsi. L'impegno azzurro è diventato, mediaticamente, una sorta di quelle vetrine che nel Nord Europa ancora espongono ragazze ben disposte a regalare compagnia affettuosa, ma stavolta in esposizione c'è Antonio Cassano, il giovane barese che accentra su di sé ogni attenzione, anche di quelle pelose e interessate. Un gioiello in vendita, secondo gli umori generali che la Roma non si sogna neanche di affievolire, non un rigo di replica a chi sostiene che dopo il rinnovo del contratto di Totti quello relativo a Cassano sarebbe troppo oneroso per le casse giallorosse, già battezzate di seconda categoria, così chi ha soldini nel portamonete si faccia avanti. Non una bella immagine per una società che a parole vuole rifarsi il trucco per rientrare nel salotto della nobiltà, ma all'atto pratico non manifesta propositi all'altezza dei sogni dei tifosi: secondo i quali, e per me è giusto, il rilancio di una grande squadra deve partire dai campioni già in casa, non da avventure di mercato che fanno sorridere. Ad Antonio Cassano, protagonista dell'Europeo portoghese, reso infelice dal biscottone scandinavo ma anche da precise colpe tutte italiane, Marcello Lippi affida il compito di innescare Bobo Vieri, bomber declinante ma forse sulla strada dell'ennesima rinascita. Dovrà inventarsi, il genietto romanista, quelle giocate che sono così naturali per il suo maestro Francesco Totti, lasciato invece a casa da un tecnico che sa benissimo di rischiare in proprio, e malamente, ma che forse non ha voluto in panchina una presenza ingombrante, una volta che i suoi schemi offensivi non prevedevano l'apporto del capitano giallorosso. Altre assenza peseranno: quelle di Gattuso, che con De Rossi aveva imparato a vivere in simbiosi, ma soprattutto quella di Nesta, a casa per problemi personali. Ci sarà bisogno della ispirazione delle serate più felici per venire a capo di una squadra corta, tatticamente ordinata, fisicamente perfino imponente, come la Norvegia, sulla carta la rivale più accreditata dell'Italia nel girone di qualificazione. Ci vorrà anche qualche invenzione: e quella può garantirla proprio Cassano, magari per consentirsi una migliore visibilità anche a Roma. E a Trigoria, magari, per scacciare la tentazione delle mezze figure che non hanno mai fatto il futuro di una squadra.

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