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di FABRIZIO MARCHETTI DELIO Rossi strizza l'occhio alla Lazio.

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I primi contatti risalgono a fine luglio 2004, qualche giorno dopo l'insediamento di Lotito. E sarebbe stato proprio Delio Rossi l'allenatore del nuovo progetto se i giocatori non avessero spinto per la conferma di Mimmo Caso sulla panchina dopo la tournée in Giappone. I due si sono risentiti nelle ultime ore, si è addirittura pianificato un incontro: il presidente era ad Amatrice, dove ha trascorso il 2 giugno. C'è unione d'intenti sui programmi, sull'eventuale disponibilità a guidare una Lazio «giovane», con un compenso annuo che non dovrebbe superare i 400 mila euro. In linea, insomma, con i parametri biancocelesti. E Rossi ha già affrontato il tema-Lazio. «Per me sarebbe un onore allenare in una piazza così importante. Di Canio? Non è un giocatore a stravolgere una squadra. Lo coinvolgerei nel progetto». Insomma Rossi in pole, anche se il primo obiettivo è quello di sistemare lo spogliatoio e di mettere il nuovo tecnico nelle condizioni di poter lavorare serenamente, senza spine nel gruppo. Cioè senza giocatori con la testa altrove. Il presidente, come detto, ha coordinato la lunga giornata da Amatrice, dove ha assistito anche una manifestazione giovanile, tra l'altro accompagnata dal successo della Lazio. Contatti frenetici, via-telefono, che hanno sostanzialmente avuto l'effetto di sondare il terreno con i «papabili» per il dopo-Papadopulo. Le eventuali alternative a Delio Rossi devono essere rintracciate in base al budget a disposizione del club, ridotto dopo la transazione con l'Erario e gli altri accordi con i vari creditori. Si punta a una Lazio di giovani e allora è probabile un sondaggio anche con Somma, allenatore dell'Empoli, un campionato da fenomeno alle spalle e tanta voglia di fare la grande scalata con la squadra biancoceleste. L'altro nome porta sempre in provincia, a Perugia: Colantuono, destinato comunque a lasciare i grifoni. Potrebbe esserci un sondaggio con Mandorlini, ma al momento le operazioni sono congelate. Il primo nome rimane quello di Delio Rossi. Solo nel caso in cui il dialogo con il tecnico dovesse interrompersi potrebbe spuntare all'orizzonte qualche sorpresa, come quella che porta a Silvio Baldini, ex-Parma. Escluse, al momento, le ipotesi che portano a Zeman e Guidolin: costano troppo. Potrebbero rientrare in gioco solo se rivedessero certi parametri. Al momento appaiono come ipotesi affascinanti e poco più. Destinato a rimanere un sogno nel cassetto, per la gente, quello del ritorno di Angelo Gregucci, ex compagno di Paolo Di Canio e un'ottima gavetta sulla panchina di Venezia e Salernitana. Non rientra, al momento, nelle mire della Lazio. Sembrano invece esclusi da ogni tipo di considerazione Giancarlo Camolese e Dino Zoff, che avevano invece occupato un posto di primo piano nei ballottaggi andati in scena prima nello scorso luglio e poi a dicembre, precedendo rispettivamente l'avvento di Caso e poi quello di Papadopulo. Non è decollata l'opzione-Materazzi, che aveva guidato i biancocelesti a fine anni '80 e che era entrato nel valzer delle idee per il dopo-Caso. La gente aspetta: l'addio di Papadopulo è stato vissuto senza rimpianti. Il primo obiettivo è quello che porta alla conferma di Paolo Di Canio. Ancor prima della scelta del nuovo allenatore, che ora è diventata una priorità assoluta. «È lui la nostra bandiera, è lui il simbolo della Lazio, è lui a rappresentarci in campo», il lungo decalogo stilato ieri dalla Curva. Che di rinunciare al numero nove proprio non ci pensa. La scelta del tecnico non è però condizionata ad alcun elemento esterno. Di Canio non ha influito nelle scelte passate, così come non lo farà in quella futura. Rimane una decisione di Lotito. E dei suoi più stretti collaboratori. Che pensano anche al ritiro. È l'ora delle riflessioni. Profonde. Con Delio Rossi in pole.

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