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Calcio in poltrona a soli 3 euro

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Tutto comincerà domenica 22 gennaio, prima giornata del girone di ritorno, quando Mediaset darà il via alle trasmissioni in via sperimentale con Livorno-Milan. Insieme alla Tv di Berlusconi (detentrice dei diritti di otto società, tra cui le quattro grandi storiche) scenderà in campo anche La7, ovvero Telecom, che attraverso quell'emittente irradierà le immagini delle altre nove squadre. Insomma, sarà l'ennesima rivoluzione televisiva del nostro calcio, che aumenterà l'offerta al telespettatore-tifoso introducendo una concorrenza che già mette in ansia Sky, fino ad oggi monopolista delle immagini in diretta del campionato. In molti stanno già pensando che di questo passo la composizione dei singoli tornei non sarà più decisa dal criterio meritocratico, ma da quello dell'audience. Chi ne ha di più stia in A, chi ne ha un po' di meno resti in B, mentre per le altre bastano le serie minori, in cui si respira ancora il dolce sapore del calcio di una volta, inteso come sport e non come spettacolo. Ma con la possibilità di vedere le partite da casa spendendo solo pochi euro, in quanti continueranno ad andare allo stadio pagando un biglietto che costa molto di più e soffrendo la scomodità di impianti vecchi e senza comfort? E poi, di fronte ad un regime di concorrenza spietata come quello che sta per nascere, Sky quanta voglia avrà di continuare a pagare salatissimi diritti alle società? E siamo sicuri che dalla nascente concorrenza queste avranno benefici economici ulteriori rispetto a quelli attuali? Le risposte a questa domanda racchiudono in loro il futuro del nostro calcio. Quanto sembrano lontani i tempi in cui nessuno conosceva cosa volesse dire Pay-Tv, tanto che l'avvento di Telepiù (la prima che trasmise il campionato in diretta) fu visto come un vero sconvolgimento di abitudini consolidate nel tempo. Era il 1993, sembra passato un secolo. Fino ad allora le partite erano sempre iniziate alla stessa ora del pomeriggio, i giocatori vestivano maglie rigorosamente numerate dall'1 all'11 e senza nome, mentre le notizie dagli altri campi arrivavano solo dalla radio. «Scusa Ameri» tuonava Ciotti, «A te Sandro» rispondeva l'altro e sentire le loro voci regalava ogni volta un sussulto al tifoso trepidante per i destini della sua squadra. La Pay-Tv cambiò tutto, iniziando con i posticipi serali della domenica, proseguendo con gli anticipi del sabato sera e, poi, dopo la divisione tra Telepiù e Stream, addirittura con gli anticipi alle 18.00 del sabato pomeriggio. Un orario semiclandestino che non ha mai attirato il grande pubblico. Scavallato il secolo, alle due contendenti dai bilanci in rosso subentrò Sky, la televisione del magnate australiano Rupert Murdoch, che già aveva preso piede in Inghilterra. Per evitare il suo monopolio, l'anno scorso alcuni piccoli club di A (Brescia, Perugia, Chievo, Ancona e Modena) e qualche altro di B provarono a combatterla fondando una Tv concorrente chiamata Gioco Calcio. Ma l'impresa fallì prima di Natale e già con l'avvento del 2004 tutta la serie A passò a Sky. Ora si cambia di nuovo.

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