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Senza equilibrio il calcio è nel caos

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L'unico pareggio si è verificato in una partita, Roma-Sampdoria, che metteva di fronte due squadre del centro classifica.È possibile che la circostanza sia stata casuale ma è anche emblematica di quella mancanza di equilibrio che sembra la principale, ineliminabile e dannosa caratteristica del nostro campionato. Rimpiangiamo oggi i tempi in cui vincevano anche allora sempre le stesse ma almeno per tre quarti del torneo si poteva parlare di sette sorelle. I crack di Cecchi Gori e della Parmalat hanno messo in ginocchio Fiorentina e Parma, la Lazio e la Roma per vincere due scudetti ed inserirsi tra le squadre di vertice si sono dissanguate ed hanno dovuto cedere, oltre ai due allenatori, altri pezzi pregiati alle uniche squadre che erano in grado di spendere. L'unica pedina fuori posto, in questo triste scenario, è l'Inter che peraltro è risalita a soli due punti dal quarto posto, traguardo minimo per una grande. Tecnicamente l'unica novità veramente interessante è rappresentata dall'Udinese che si differenzia dalle altre squadre sorpresa di questa prima parte del campionato (Cagliari, Palermo, Lecce) non solo perché ha qualche punto di più in classifica ma soprattutto perché ha un impianto di gioco più solido ed alcune individualità (Pizarro, Jankulovski, Iaquinta) di comprovato valore. L'aspetto più preoccupante di questa situazione è che i protagonisti di questa sistematica distruzione del nostro campionato abbiano buone probabilità di rimanere ai loro posti. Non mi risulta che Galliani, malgrado quattro verdetti negativi, abbia intenzione di rinunciare, come logica e dignità imporrebbero, alle presidenza della Lega mentre Carraro ha ricevuto il gradimento, tutt'altro che unanime (24 voti su 42) dei club di serie A e B. Si può dire quello che si vuole dell'iniziativa di Diego Della Valle che ha condotto un'opposizione disordinata che non è stata capace di esprimere un candidato alternativo, ma ha almeno impedito che tutto seguisse un copione già scritto. Il difetto principale del nostro calcio è quello di non saper produrre dirigenti. Ho davanti agli occhi una tabella che segnala, di anno in anno, le tre posizioni principali della nostra struttura calcistica e cioè le presidenze della Federazione, della Lega e del settore arbitrale. Negli ultimi trent'anni vi compaiono, in ruoli diversi, 14 volte ciascuno i nomi di Carraro (5 anni in Federazione, 9 alla Lega), di Matarrese (9 anni in Federazione, 5 in Lega) e di Nizzola (4 anni in Federazione, 10 in Lega più un anno come commissario per l'AIA). Matarrese è stato accontentato con la presidenza dell'Unire ma gli altri sono ancora in corsa se è vero che Nizzola potrebbe essere il «nuovo» candidato del gruppo Della Valle. Per quanto riguarda il settore arbitrale nella mia tabella trovo un'era Giulini (10 anni), un'era Campanati (18 anni) poi regni più brevi (5 anni) per Lombardo e Lanese. Questa staticità di nomi potrebbe dare l'impressione di un Federazione che funziona benissimo, invece abbiamo davanti agli occhi una situazione disastrosa.

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