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IL VELOCISTA CHIUDE ALLA GRANDE

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La nona sinfonia di Petacchi

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Alle spalle di questi mostri sacri c'è lui, Petacchi, che interpreta in maniera eccelsa il mestiere dello sprinter. La tappa conclusiva del Giro è stata il solito ultimo giorno di scuola, la festa che tutti aspettavano dopo 21 giorni di fatiche. L'andatura, almeno fino all'ingresso nel circuito conclusivo di Milano, è stata cicloturistica, tra foto ricordo e brindisi in gara tra i protagonisti della corsa rosa. Ma non appena ci si è immessi sulle strade intorno al Castello Sforzesco, consueto scenario della conclusione del Giro, si è messo in moto il treno della Fassa Bortolo, e, come in tutte le precedenti occasioni in cui era previsto un arrivo in volata, il ritmo è salito vertiginosamente. L'unico a provare in maniera convinta a uscire dalla morsa dei biancoblu di Petacchi è stato il croato Podgornik, ma il suo tentativo è durato lo stesso troppo poco e sarà archiviato come semplice esposizione pubblicitaria. Ai 500 metri Velo, l'ultimo uomo del treno Fassa, ha iniziato lo sprint, lanciando il suo capitano ai 200. La progressione di Petacchi è stata, al solito, devastante. Nessuno è riuscito a stargli a ruota, neanche Pollack, malgrado un trucchetto già sperimentato da McEwen: il tedesco si è infatti fatto spingere secondo la regola dell'americana su pista, venendo così catapultato di molte posizioni in avanti. Scoperto e declassato: ne valeva la pena? Ma. G.

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