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Il brasiliano aspetta la Roma ma non dirà «no» alla Juve che resta la destinazione più probabile

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Emerson apre l'asta

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Emerson ha chiesto la parola per urlare a Roma il suo attaccamento alla maglia, la sua onestà intellettuale e dire «no» a tutte le cattiverie e le voci infondate sul suo conto: sia come calciatore, che come uomo. Ma dopo oltre cinquanta minuti di monologo, i dubbi, soprattutto quelli legati al suo futuro, restano tutti. L'Emerson uomo non si tocca, ma il calciatore non ha più certezze, lo sguardo spento, la testa bassa. Ha chiesto di parlare, di esprimere tutto il suo rancore: eccolo. «Negli ultimi tempi — attacca il brasiliano — ho sentito cose che non mi sono piaciute. Non chiedo di essere ceduto da un anno e mezzo, come ho letto e ascoltato. Un anno fa, come sappiamo tutti, c'è stata l'offerta del Chelsea. Sensi mi disse che non si poteva discuterne allora e io ho accettato. Sono qui da quattro anni, sono una persona sincera. Ho chiesto alla società di parlare. Devo molto alla Roma e ai suoi tifosi: certe cose non si dimenticano. Come l'accoglienza che mi ha riservato il pubblico: in 50mila mi hanno applaudito, nel 2000, quando avevo una gamba rotta. Devo ringraziare il presidente Sensi, per quello che ha fatto per me». Fin qui la parte positiva, la dichiarazione d'amore alla società e ai tifosi, ma quando si inizia a parlare di futuro Emerson non sbaglia un colpo e l'obiettivo è evidente: i soldi. Tanti quelli che gli aveva offerto lo scorso anno il Chelsea che lo stesso giocatore archivia come «vecchie proposte», come tanti sono quelli proposti dalla Juve rivale storica dei giallorossi. E qui chi si aspettava il «no» secco del brasiliano è rimasto deluso. Emerson non ha escluso l'ipotesi di un suo passaggio ai bianconeri ma si aggrappa a una decisione da prendere in comunione con la società giallorossa: poco per quello che si aspettava la tifoserie romanista. «Decideremo insieme — spiega Emerson — io a Roma sto bene ma non c'è stata ancora una trattativa perché abbiamo deciso di parlarne a fine stagione per non turbare la tranquillità dell'ambiente: c'erano partite importanti da giocare». Emerson confessa di aver già sentito alcune società avendo avuto dalla Roma via libera per ascoltare le offerte che gli arrivavano da mezza Europa: Italia compresa. «Sì, ma non siamo andati avanti: aspetto che la Roma mi faccia la sua offerta e poi insieme decideremo. Devo pensare a tante cose, soprattutto a mia figlia: l'Italia sarebbe la soluzione migliore». E alla domanda precisa se accetterebbe di essere ceduto alla Juve (che attualmente sembra l'unica in grado di offrire i soldi e gli anni di contratto che il giocatore pretende) Emerson è chiaro. «Non lo considerei un tradimento, lo sarebbe stato se non avessi onorato la maglia giallorossa fin qui. Se andrei alla Juve? È una domanda alla quale non posso rispondere, prima devo parlare con la società. Se la soluzione giusta fosse italiana, le cose non cambierebbero». Già, ma sembra difficile che la Roma si metta attorno a un tavolo per trattare con la Juve. Più verosimile invece che, Gilmar Veloz procuratore del giocatore, tratti con un'altra società (la Juve appunto) e poi si presenti alla Roma per chiedere la cessione del giocatore: ovvio che in questa fase meno il giocatore costerà a chi lo acquista e più potrà alzare il suo ingaggio. Ma attenzione, perché c'è anche un'altra ipotesi da non escludere: quella che Sensi blocchi tutto e costringa Emerson a rimanere un anno ancora alla Roma, visto che il contratto del brasiliano scade nel 2005. L'ultima parola a Baldini: «Vedremo se converrà cederlo». Giusto.

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