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CAPELLO: «LO SCUDETTO È UN'UTOPIA»

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Il popolo giallorosso continua a proclamare il suo diritto alla speranza, fino a quando la matematica non neghi anche quest'ultimo afflato. In realtà, ciò che il tifoso chiede e che la logica suggerisce è la massima concentrazione, da parte della squadra, in questo finale di campionato in cui il calendario sembra offrire alla Juve, per tradizione mai morta, l'ambizione di agguantare quel secondo posto tuttora saldamente in mani romaniste e garante dell'accesso diretto alla Champion's League, schivando le forche caudine del solleone di agosto. la rincorsa della Roma, per questo prioritario obiettivo da centrare, riparte da Palermo, dove aveva battuto il Chievo: molto stentando prima di chiudere i conti con autorità, almeno sul piano del punteggio. L'attende l'Empoli, il cui più ambizioso traguardo è forse quella quentultima posizione che offrirebbe l'ancora di salvezza dello spareggio con la sesta del campionato cadetto, secondo il più clamoroso e goffo pastrocchio che abbia penalizzato e avvilito il calcio italiano negli ultimi decenni. Avremo, nella prossima stagione, venti squadre nella serie più illustre, quando già le cifre del campionato in corso, con i primati delle squadre di avanguardia e con la spaccatura del torneo in tre e forse quattro tronconi, avrebbero suggerito un ritorno alle sedici squadre. Di rimanere nell'élite, per allargata e svilita che sia, ha fiera intenzione l'Empoli di Perotti, che gioca un calcio piacevole e che ha forse raccolto in misura inferiore ai meriti. Qualche strana dichiarazione, dopo il rigore di Paparesta a San Siro, ha lasciato pensare persino a un'ipotesi di compenso per i toscani, per la verità gratificati in passato di sorprendente benevolenza, valga per tutti il caso delle provette allegramente scambiate. La Roma, che ha sulle spalle la pressione di un pronostico inevitabilmente a senso unico, fa scongiuri, soprattutto dopo aver appreso, con un minimo di disappunto, che arbitrerà Racalbuto, altro pensionando dopo Pellegrino, fischietto scarso di per sé e mai particolarmente ispirato nei giudizi nei confronti dei giallorossi. Dovrà giocare con la massima concentrazione, la Roma, perché i problemi di classifica non si fermano alla chimera dell'aggancio al Milan. Ma una prova di orgoglio, e soprattutto di serietà, la chiedono i tifosi a quelli che dovranno interpretare le loro ultime recite con la maglia che hanno amato e onorato, una volta accettata come ineluttabile la partenza di pezzi pregiati per garantire un futuro non troppo precario. Emerson e Samuel nulla hanno da dimostrare, in fatto di professionalità, ma insomma il tifoso si aspetta perfino qualcosa in più, un finale di campionato da autentici, grandi protagonisti. A partire da oggi, ma anche e soprattutto nella sfida dell'orgoglio a Milano, in attesa di salutare nell'unica gara da giocare all'Olimpico: con il Perugia, che ci ha ripensato (e te pareva?) e dunque andrà a Brescia. I solidissimi principi di Luciano Gaucci li ha smontati, pensate, una breve telefonata con Galliani al quale pochi crederebbero sulla parola se garantisse sul candore della neve. Ma ormai, microfoni e telecamere il plurigestore Gaucci se li era assicurati, per tutta la settimana. Non altro avrebbe preteso.

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