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Campionato ancora vivo solo per l'Europa e la lotta retrocessione

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Voglio dire che risolta a favore del Milan la questione scudetto c'è solo da decidere quale squadra tra Inter, Lazio e Parma conquisterà la quarta piazza buona per la Champions League. Naturalmente c'è anche la lotta per la retrocessione che non si esaurirà il 16 maggio ma che avrà una coda perché tra le follie che la Federazione si è inventata l'estate scorsa per non aver saputo risolvere un problema minimo (la partecipazione di un giocatore del Siena al campionato Primavera) c'è anche uno spareggio tra la quart'ultima del campionato di serie A e la sesta classificata di quello di B. Uno spareggio, anomalia fra le anomalie, che vedrà di fronte una squadra che ha appena terminato una maratona di 46 partite ed una che è ferma da un mese. Non sono d'accordo con coloro (ma sono in maggioranza) che ritengono che il problema principale del nostro campionato sia quello arbitrale. Questo problema lo ingigantiamo noi perché alimentiamo la cultura del sospetto, contro la quale c'è solo una soluzione il sorteggio integrale. Vedo invece che di fatto siamo tornati al vecchio istituto delle designazioni calibrate, tanto è vero che la partita più importante dell'odierna giornata è stata affidata all'arbitro migliore, Pierluigi Collina, con grande soddisfazione dell'ambiente. Tuttavia chi lo dice che Inter-Lazio sia più importante di Modena-Sampdoria o di Reggina-Parma? A mio modestissimo parere il problema principale del nostro campionato è quello dello scarso equilibrio. Se quest'anno sarà stabilito il nuovo primato dei punti conquistati dalla squadra campione (il Milan ha raggiunto quota 75, il record precedente stabilito dalla Roma, con quattro giornate di anticipo) e se avremo la più bassa quota salvezza di ogni tempo è perché la forbice dei valori si è allargata fino a limiti intollerabili. Era inevitabile che ciò avvenisse perché nello sport professionistico se i più ricchi non sono stupidi vincono sempre. Come ho scritto e sostenuto fino alla noia c'è un solo modo per riequilibrare le differenze di base ed è quello di dividere in parti uguali i diritti televisivi. L'ultima volta che lo scudetto è stato vinto da una squadra fuori dal triangolo Milano-Torino-Roma è stato nel 1990 quando ha vinto la Sampdoria, che peraltro gioca a Genova, quindi in una grande città. Una sola volta da quando il campionato di disputa a girone unico lo scudetto è stato vinto da una squadra (il Verona nel 1984-85) che non abbia sede in capoluogo di regione. A me pare che questa monotonia non giovi alla buona salute, tecnica ed economica, del nostro sport più popolare ma è un discorso difficile da fare e da accettare da chi (dirigenti, tifosi e giornalisti) è abituato a vivere da protagonista. Purtroppo invece di affrontare questo problema preferiamo litigare sugli arbitri, pretendendo tra le tante cose, uniformità di giudizio. Ebbene sapete quanto ha preso Rosetti, l'arbitro dell'ultimo derby, dai tre quotidiani sportivi? 4,5 dal Corriere dello sport, 6,5 da Tutto Sport e dalla Gazzetta. Non mi interessa sapere chi ha ragione, mi preme sottolineare che noi giornalisti siamo gli ultimi a dover pretendere uniformità.

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