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Milan choc, la Roma ci crede

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Forse perchè qualcuno la teme, o perchè davvero non c'è: ma se c'è saranno le prossime partite a dirlo. La sberla di La Coruna è stata così improvvisa, imprevista e violenta che proprio non è possibile dire se questo Milan sia entrato in un tunnel nero o se di nero c'è stata solo la serata al Riazor. Intanto Capello spera con la sua Roma nella clamorosa rimonta. Paolo Maldini, bandiera del Milan e capitano di lunghissimo corso, è sulla linea comune del «niente crisi». «Puoi cercare tutte le ragioni possibili, ma alla fin fine è stata una grandissima giornata loro, mentre noi siamo incappati in una serata negativa». Vero che, come dice il capitano, «chi ha fatto sport sa che una giornata così può capitare». Ma la spiegazione è troppo semplicistica, tanto più per una squadra che vuole presentarsi come un meccanismo dove nulla è lasciato al caso: con i suoi Milan Lab per il monitoraggio delle condizioni fisiche, e con le sue ideologie tattiche perfezionate dai dettami presidenziali ed espresse in campo da una equipe di campioni che fino a pochi giorni fa si fregiavano del fresco titolo di «Meravigliosi». E infatti, lo stesso Paolo Maldini, ieri voce ufficiale della squadra, rispondendo alle domande sulla via del ritorno avanzava qualche ipotesi. «In effetti è una coincidenza particolare che siano finiti fuori dall'Europa il Real, l'Arsenal, il Milan. Ed è ancora una coincidenza che tutte siano prime nei rispettivi campionati. Forse, stando sempre ad alto livello, può essere che qualcosa si finisca per pagare...». Forse. E forse, per restare al Milan, non è una coincidenza che il tonfo sia venuto dopo due pari in campionato. «Sì, può darsi che ultimamente non siamo stati brillanti - ammette Maldini-. Può essere un fatto fisiologico considerando che è da settembre che giochiamo grandi partite. Ma non si può certo parlare di crisi. Non dimentichiamo che solo 15 giorni fa contro il Deportivo abbiamo fatto una grandissima partita». E allora cos'è stato: troppa tranquillità, troppo sereni nell'affrontare il Deportivo, credendo di avere la qualificazione già in tasca? «Ma io credo che la serenità sia importante per affrontare un match - replica il capitano -. Non credo che abbiamo sottovalutato l'impegno». Maldini però ammette gli errori individuali commessi su 3 dei 4 gol («errori che però non intaccano la qualità di questa squadra»), e ammette il crollo di un eccesso di illusione, avvenuto man mano che quelli facevano gol: «In campo ci siamo detti che potevamo anche prenderne uno, e poi un altro, perchè eravamo sicuri che uno l' avremmo fatto ben sapendo che la difesa era il loro punto debole. Ne eravamo convinti persino sul 3-0 per loro, e invece nella ripresa hanno tenuto palla e ce ne hanno fatto un altro». E allora, se davvero non c'è crisi e non c'è calo fisico come sostengono i vertici del Milan, c'è stato peccato di presunzione nel credere di essere comunque in grado di passare. Invece non basta chiamarsi Milan, o Real. Gli altri, i peones di Irureta, avevano dalla loro il furore agonistico che al Milan mancava, quella voglia di provare a fare il miracolo che li ha tenuti in campo concentrati e cattivi per 90 minuti. Come il Milan aveva saputo fare solo 15 giorni fa col Deportivo e in molte altre occasioni, tanto che rimontare era una sua specialità. Troppi attaccanti in campo? Le famose due punte tanto care al presidente non potevano essere un alto rischio per una partita così? Tanto più che il Milan gioca di fatto con un terzo attaccante, Kakà, e con due terzini sempre sbilanciati in avanti (e uno dei due, Cafu, sta avanti e non torna mai indietro). Non era meglio giocare più coperti? La risposta di Maldini è sufficientemente diplomatica: «Dopo la partita si può dire di tutto. Certo, questa squadra non ha un'anima difensiva». «Però - aggiunge - noi in difesa non è che non siamo attenti. Abbiamo la seconda miglior difesa del campionato, e in Champions avevamo preso pochissimi gol. Ci eravamo an

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