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Ieri incontro nella capitale. Slitta il viaggio a Mosca: manca la nomina del nuovo legale

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Roma ai russi, Sensi stringe i tempi

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Slitta l'incontro in programma oggi a Mosca per problemi definiti «tecnici». Si tratterebbe, a questo punto, di definire i dettagli di una trattativa più volte arenatasi e poi rimessa in moto dalla volontà delle due parti. Kerimov vuole ancora la Roma e Sensi «vuole» vendere: bisogna trovare il punto d'incontro e far luce su conti e passaggi della trattativa finora ancora poco chiari. L'incontro di ieri negli studi della Pavia e Ansaldo (c'erano legali di mezza Europa, ndr) è servito proprio a questo: a preparare gli incartamenti per la trattativa finale. Insomma è ancora tutto in piedi, cosa confermata dalla revoca del mandato (e non quindi pagamento della parcella come la chiusura del caso vorrebbe) per l'avvocato Trifirò (uno che ha parlato troppo nei giorni caldi della settimana scorsa, ndr). Il problema «tecnico» riguarderebbe proprio un avvocato. La controparte infatti, non ha ancora nominato il nuovo legale ufficialmente delegato a seguire la trattativa. Intanto ieri Sensi al termine della partita che ha visto la Roma vincere contro i turchi del Gaziantepspor e quindi qualificarsi per gli ottavi di finale di Coppa Uefa, ha alzato bandiera bianca. «Da qui alla fine della stagione — ha detto il numero uno giallorosso — deve succedere qualcosa: il mio fisico non ce la fà più». Un chiaro messaggio per tutti: a Kerimov in primis che deve stringere i tempi se è ancora interessato all'affare. Poi ai creditori che incalzano alla porta e alle banche che ultimamente sembrano aver improvvisamente ritrovato l'antica stima per il numero uno giallorosso. Ma anche alla famiglia, che incalza il presidente affinchè lasci la Roma che rischia di incidere pesantemente su salute e patrimonio personale. Dalla Russia anche il magnate del petrolio Kerimov ieri ha avuto un segnale importante che potrebbe spingerlo a stringere i tempi. I nuovi procedimenti di Putin ai danni dell'amico e socio in (alcuni) affari Abramovich riguardano la famosa Oao Sibneft: società che viene gestita dalla Millhouse Capital dei due russi «fanatici» del calcio. Il segnale del numero uno russo è chiaro: bloccare i capitali in uscita e Kerimov potrebbe essere il passo successivo. Ieri sulla trattativa è intervenuto anche il ds giallorosso Franco Baldini che, dopo aver creato il contatto iniziale con i russi, è sempre volutamente rimasto lontano dalle contrattazioni vere e proprie (anche se risulta una telefonata di fuoco proprio a Trifirò dopo la prima rottura, ndr). Baldini si attiene ai fatti ufficiali: e fa bene. «Allo stato delle cose — dice — la trattativa è fallita. Comunque non me ne occupo io, quindi, io e il club, restiamo in attesa. Capello è ottimista? Lui lo è sempre... a prescindere». Battute che vanno interpretate, ma Baldini guarda avanti. «Adesso bisogna sanare il bilancio e pensare alle licenze Uefa» chiude secco sull'argomento. Già, il bilancio. Nel caso la «questione-russa» dovesse fallire, la situazione attorno alla società giallorossa sarebbe desolante. Così, Capitalia pensa alla soluzione in extremis. L'istituto di credito ha pronto un piano d'intervento per salvare capra e cavoli nel caso Sensi non trovasse l'accordo con Kerimov. Ovvio che in questo momento Capitalia non può garantire crediti a nessuno, ma la società giallorossa verrebbe salvata tramite imprenditori di «propria fiducia» che sottosriverebbero l'aumento di capitale. Così, Capitalia rientrerebbe del capitale e Sensi avrebbe il ben servito! Beh, a conti fatti, decisamente meglio qualche lezione di russo e un colbacco in testa.

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