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La rivolta dei poveri sulla vanità delle stelle

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Ma oltre i guai nerazzurri, non mitigati dai rinforzi invernali e dalle presunte scorrettezze arbitrali, meraviglia soprattutto l'eclissi romanista sul campo dei cenerentoli, causa torpori vagotonici o altri motivi prevalentemente riconducibili all'illusione di battere comunque l'Ancona per volontà suprema, senza soffrire. Facile evocare l'analogo atteggiamento che quasi due anni fa, a Venezia, costò il pareggio (un 2-2, arraffato in rimonta!) e addirittura quello scudetto, nonostante l'esodo festoso verso una trasferta ritenuta fortunata anzi tempo. Sono le sorprese spiacevoli di quando la nostra fantasia prevede troppo presto l'esito desiderato nell'accadimento imminente, salvo scoprire poi la presenza fastidiosa dell'avversario sottovalutato. È quanto capita alle stelle giallorosse, visto che i poveri corridori cui sovrintende Galeone esibiscono nerbo atletico, furore agonistico e una dignità davvero non riassunta dai cinque punti sradicati. Vogliamo procedere all'espletamento della risibile formalità, proposta dal calendario? Assenti gli indispensabili Chivu e Mancini (con il meno creativo Tommasi laddove Amantino ha giostrato finora), questa Roma pare procedere sul velluto della propria superiorità qualitativa, pressoché consapevole di riscuotere prima o poi l'intera posta, davvero vitale nell'inseguimento ai fuggitivi milanisti. Che remano sotto la splendida punizione firmata Chevanton, rendendo più importante l'assedio di Totti e Cassano al bunker degli ultimi in graduatoria. Alzi la mano chi esclude l'avvicinamento lassù, chi paventa le virtù acrobatiche del saltimbanco Marcon, chi non crede al gol liberatorio d'un eversore di Trigoria. Invece arriva la cassanata, sotto forma d'un palo scheggiato dal monello barese sull'assist smarcante di Totti. E le parate incredibili, che trattengono lo O-O dell'onore anconetano, mai egualmente redditizio. Seimila tifosi giallorossi fremono, gli sprechi aumentano, il solito «Sheva» pareggia nel profondo Sud e bisogna rinviare i sogni. Niente d'irreparabile, però proseguono nel girone discendente le delusioni fuori casa. Provvederà Capello? Riaffiorenno le manovre avvolgenti e i cambi di marcia spariti? Intanto Ancelotti ringrazia e Zaccheroni precipita, colpito a San Siro dall'accoppiata Pinzi-Fava, cioè dagli stoccatori d'una Udinese ammazza-grandi. Pazza Inter: voleva garantirsi il posto nell'area Champions e deve solo ammirare i formidabili manciniani del dopo-Stankovic. La Lazio vola dietro le tre pretendenti al primato tricolore.

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