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TRA QUALCHE GIORNO IL PASSAPORTO COMUNITARIO

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Kakà: questo è solo l'inizioAl Milan è felice: «Ho trovato un ambiente sereno». Ha già segnato 4 gol

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Sorride quando calcia, sorride quando si lascia alle spalle gli avversari, sorride soprattutto quando vede il pallone rotolare in rete. Una faccia d'altri tempi, lontana dai gesti inconsulti del calcio attuale, molto simile agli eroi dei cartoni animati. Questo è Ricardo Izecson Leite detto Kakà, ventiduenne brasiliano in forza al Milan, un ragazzino che in pochi mesi è riuscito a conquistare tutti: critici, addetti ai lavori, compagni di squadra. Ma soprattutto ha conquistato il suo allenatore Carlo Ancelotti, che ieri quando l'ha richiamato in panchina non ha resistito e gli ha schioccato un bel bacio sulla guancia. Kakà attira baci, non invidie e maldicenze. Merito della sua spiccata intelligenza e della sua umiltà e, perchè no, anche della sua bella faccia. «Mi sento felice — proclama — ma non mi considero un campione. Sono arrivato da poco, sto soltanto cominciando a fare la storia del Milan. Sta andando tutto perfettamente, il secondo gol segnato alla Reggina è sicuramente il più fortunato della mia carriera». Kakà due mesi fa disse di essere un predestinato: in effetti riesce a far diventare facili le cose più complicate. «In Europa — spiega — c'è bisogno di questo, perchè è difficile entrare in area e trovarsi nelle vicinanze del portiere avversario. Bisogna tirare da fuori, essere veloci come ho fatto in occasione del primo gol segnato alla Reggina. Tentare di realizzare gol spettacolari in Italia è più che altro una necessità». Il «bambino d'oro» rossonero ha trovato tanti maestri, tra i quali Alessandro Costacurta: «Ogni volta che sbaglio mi chiama da parte e mi spiega come devo muovermi. Billy mi ripete spesso che devo fare di più in fase di marcatura». Ma l'insegnamento più grande e più importante arriva dalla sua famiglia: «Mio padre Bosco è molto attento a quello che faccio. Prima di ogni partita mi telefona e si preoccupa di ricordarmi quello che devo fare e quello che devo evitare. Non smette di darmi consigli, riesce a individuare i miei errori e così mi aiuta a migliorare. A mia madre invece va sempre tutto bene, ha parole dolci per me, mi rassicura». Kakà, ventidue anni e quattro reti in serie A, alla sua prima stagione, è per molti il più italiano dei brasiliani. Non soltanto per questioni di albero genealogico: «Tra qualche giorno la mia famiglia arriverà a Milano con i documenti che dovrebbero provare le mie origini italiane. Tutto merito di una mia bisnonna che da piccola ha lasciato il vostro paese per trasferirsi in Brasile. So soltanto questo, al resto ci penseranno mio padre e il Milan».

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