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di FRANCO MELLI Nel mercoledì storto del football italiano, non troviamo agganci per definire ...

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Che provoca la terza amarezza dopo le ultime sei partite, mentre Roberto Mancini promette comunque prossime riabilitazioni dentro Champions League e campionato, quasi sottovalutando i limiti palesati dal suo organico durante l'ottobre dei disincanti. Dove appare solo una vittoria (sul Chievo, autorete di D'Anna), con dodici reti stagionali già subite e appena quattordici punti accumulati in nove prestazioni. Questi numeri sgonfiano presto l'entusiasmo che autorizzò il Benfica nei preliminari estivi, quando molti osservatori proiettarono ovunque le potenzialità biancocelesti nonostante un rafforzamento tecnico di facciata, o quanto meno vincolato al risanamento finanziario ancora lontano. Abbagliò soprattutto quel gioco spettacolare subito riprodotto dai manciniani, cui l'equilibratore Albertini aggiungeva maggiori garanzie per rendere più redditizi e durevoli i prodigi memorizzati in pieno caos societario. E l'euforia ha fatto finora aggio sui limiti oggettivi d'un gruppo logoro (l'età media prevede atleti trentenni), prescindendo da alcuni torti sopportati che non dovrebbero fuorviare la tifoseria delusa. Vogliamo procedere, senza anteporre i rimorsi di Gabriele, Puglisi e Racalbuto al ridimensionamento accertato? Sempre assente Caesar, anche causa inadempienze dello staff sanitario, la Lazio crolla spesso nel secondo tempo di sfide gestite fra superbia tattica e chiusure approssimative. Basta verificare come il Chelsea capovolge il verdetto, vanificando prima in contropiede e poi grazie ad uno sbandamento difensivo la diciannovesima realizzazione europea del solito Inzaghino, bomber utilizzato ritualmente troppo poco. Basta ricordare Empoli, il Parma, il Milan e lo Sparta Praga, documenti lampanti d'una lazialità abbandonata dai suoi presunti protagonisti. Sì, l'impalpabile Stankovic precede Lopez, Corradi, Fiore, Favalli e lo sparito Demetrio nell'elenco delle omissioni colpevoli. O, forse, risulta irripetibile il rendimento corale raggiunto l'anno scorso sulla spinta d'urgenti necessità professionali. Meglio allora provvedere, prima che diventi irreparabile la beffa nel gruppo G e lo sfratto dall'area dei pretendenti allo scudetto. Meglio accantonare fantasmi impresentabili e risolvere la crisi esistenziale di Stankovic, annunciato interista che Zaccheroni arruolerebbe volentieri per gennaio a dispetto delle precisazioni fornite ieri pomeriggio dal presidente Longo: «Il nostro tesserato non cambierà maglia in corsa, poi arriverà giugno e valuteremo». Parole sante, se questo centrocampista talentuoso tornasse alla svelta decisivo nel recupero degli schemi svaniti.. Qui il piatto piange, fra formazioni sbagliate e una carestia offensiva mascherata dai miracoli passati. Caro Mancio, i campioni sono altrove.

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