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FERLAINO

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«Ho aiutato Maradona a ingannare l'antidoping»

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Sono le parole dell'ex presidente del Napoli, Corrado Ferlaino. «Dalla domenica sera al mercoledì Diego, come qualcun altro del Napoli, era libero di fare quel che voleva, ma il giovedì doveva essere pulito. Del resto -continua Ferlaino- basta non assumere cocaina per un certo periodo di tempo perchè questa non risulti alle analisi del dopo-partita. Se qualcuno era a rischio gli si dava una pompetta contenente l'urina di un altro, l'interessato se la nascondeva nel pantalone della tuta e quando entrava nella stanza dell'antidoping versava nel contenitore delle analisi l'urina 'pulità del compagno». «Ma Diego quel giorno del 1991 fu trovato positivo. A Moggi aveva detto che era in condizione. Solo che i cocainomani mentono a se stessi». Sull'antidoping di oggi Ferlaino aggiunge: «non si può più andare in tuta a fare i controlli. Ma non è difficile trovare medici amici. Basta toccare con le mani inumidite dalla saliva i numeri dei giocatori sicuramente puliti, così i numeri diventano più luccicanti e quando si estrae si sa come scegliere. Una sorta di sorteggio pilotato». «Fu importante la partita Verona-Milan -spiega Ferlaino parlando del secondo scudetto del 'suò Napoli-. Allacciai buoni rapporti con il designatore Gussoni. Il Milan aveva un arbitro molto amico, Lanese. A noi, invece, era vicino Lo Bello, perchè meridionalista convinto. Il 22 aprile si decise il campionato: il Milan giocava a Verona e Gussoni designò Lo Bello per quella partita. Successe di tutto, espulsioni, milanisti arrabbiati che scaraventavano le magliette a terra. Noi vincemmo 4-2 a Bologna, il Milan perse 2-1». Per quanto riguarda la monetina di Alemao spiega, «facemmo un pò di scena. L'idea fu di Carmando. Portammo Alemao in ospedale, gli feci visita e quando uscii dichiarai, addolorato, ai giornalisti che non mi aveva riconosciuto. Ma Alemao era bello bello e vigile nel suo lettino».

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