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SENZA anticipi e posticipi, le trasmissioni di riferimento peggiorano.

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Resta comunque da capire quale dei due prodigi rappresenti una novità su questi schermi; e quando Simona Ventura restituirà dignità al suo talk show. Prendete Controcampo: privilegia Graziano Cesari, cioè il solo marziano impegnato nel difendere l'arbitro Collina dopo i guasti memorizzati dentro l'Olimpico biancoceleste. Ne deriva un'arrampicata patetica, dove risulta soprattutto trasparente che l'opinionista può giusto stroncare chi non vanta santi in paradiso (come Tombolini), salvo lasciare immacolato l'amico prestigioso di sempre. Prendete Novantesimo, programma elogiativo del pensiero debole e dei minimi segmenti di verità: Fabrizio Maffei, barbetta risorgimentale, approva la sparata tosattiana sugli interessi lesi degli abbonati alle pay. Solidarietà doverosa, se non arrivasse dagli stessi pulpiti che spesso avversarono il campionato-spezzatino per preoccupazioni d'audience. Prendete Stadio sprint: qui imperversa un giornalismo vampiresco, cui Saverio Montingelli aggiunge ogni settimana mirabile cinismo. Basta trovare la vittima da spolpare e Varriale esulterà. Basta scegliere Cuper, addirittura commovente nel suo smarrimento di perdente, sotto domande impietose. Montingelli lo tartassa, quasi risultasse già acquisito lo scempio nerazzurro nella doppia semifinale di Champions League. E accertata l'ira morattiana, in misura direttamente proporzionale alla beatificazione di Ancelotti. Poi, prendete la Domenica Sportiva: catturato l'interista Brocchi, il salotto-Caputi pare offrire Zidane ai superstiti d'una clientela che fu leggendaria durante l'epoca del monopolio televisivo. Però Brocchi è Brocchi, non ha «appeal» pure se la classe operaia (acclusi perfino Gattuso e gli juventini Conte, Iuliano Birindelli e Pessotto, schierati nel glorioso Bernabeu) sta ottenendo gratificazioni imprevedibili sui picchi europei. Picchi ancora negati al football romanesco, caratterizzato da un accompagnamento mediatico che deve sublimare l'irrealtà. In quale altra maniera resisterebbe l'emittenza locale, tagliata fuori dalle emozioni di maggio? Meglio alimentare l'attività onirica; meglio architettare lo spasso d'un vicino scambio Montella-Corradi, con titoli sparati sulle rinascenti ambizioni di Trigoria e Formello. Poco credibile? Deontologicamente scorretto, appurati gli affanni economici dei romanisti e l'indigenza postcragnottiana? Su piazza gli esperti s'accapigliano, partendo da una dichiarazione che l'amministratore Luca Baraldi rende a Radio-Radio: «Qualora il goleador giallorosso aderisse al nostro piano industriale, l'operazione diventerebbe praticabile. Mi affascina l'idea di reclutare l'aeroplanino e ritengo Corradi sul mercato, visto che non accetta la spalmatura degli emolumenti indispensabile per alleggerire debiti soffocanti. Roma e Lazio cercheranno presto comunità d'intenti. Negli affari non ci si vieta nulla, come dimostrano Galliani e Moratti». Ma l'accusatore Sconcerti prega di non canzonare i tifosi, raffigurando una normalità biancoceleste attualmente irraggiungibile. Poi, ricorda che Montella non traslocherà né tanto meno dimezzerà l'ingaggio per approdare sulla sponda opposta. Ciò sgonfia subito l'illusione del baratto ventilato, mentre Corradi arricchirà forse il firmamento juventino. Buona fortuna dai soliti derubati.

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