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Renato Zero al Circo Massimo di Roma: gladiatore nell'arena

Carmen Guadalaxara
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Un autorevole giornalista e scrittore americano, Richard Metzger, ha scritto che se si vuole scoprire chi ha acceso la lampadina del glamour, si deve andare in Italia e cercare di un certo Renato Zero. È stata una bella soddisfazione. È vero che nessuno è profeta in patria, però il mazzo che me so’ fatto vorrei che mi fosse almeno riconosciuto. Non voglio neanche la croce di Cavaliere del Lavoro, anche perché nessuno me l’ha offerta. Vivo bene anche senza, lo dica pure al presidente Mattarella – ha raccontato in un’intervista – il cantante alla viglia di sei concerti romani «Zerosettanta» al Circo Massimo, a partire da questa sera, domani, il 25, 28 e 30 settembre e il primo ottobre. «Quando da ragazzo – racconta ancora Zero - uscivo vestito di piume per le strade della Montagnola, il quartiere in cui sono cresciuto, mi gridavano cose cattive e mi riservavano scherni, lazzi e ironie grevi. Io rispondevo: “Perché dite così a Renatino vostro? Venite qui che vi offro la colazione».

Una lunga carriera, quella di Renato Fiacchini, in arte Renato Zero, partita dal quartiere romano dove il cantautore ha trascorso l'adolescenza e dove ha acquisito consapevolezza sulle sue più grandi passioni: musica, danza, recitazione. «Mi sono fatto amare ha raccontato ed è successo perché sono stato curioso. Il giudizio degli altri mi ha spinto a cercare di capire e non a chiudermi in me stesso, ad analizzare le ragioni di quelli che mi scagliavano addosso aggettivi e identità forzate, più che a rispondere a tono. Un’analisi che ho svolto sul marciapiede e dal palco, senza mai essere settario. Indietro, non ho mai lasciato nessuno».

 

 

 

Renato Zero regalerà un'emozione unica che permetterà ai sorcini di riabbracciare il proprio idolo attraverso un viaggio lungo 55 anni tra i suoi più grandi successi. «Ho dovuto prendere delle ripetizioni perché non mi ricordavo più come si facesse. Piano piano ho ripreso dimestichezza con il palcoscenico, con i camerini, ho ripreso a fare le scale musicali. Quelle sono fondamentali per riabituare la voce ad estendersi e anche a dare prova del talento perché ovviamente i miei testi chiedono la mia voce, così come la mia voce chiede le mie musiche». A fare da cornice la magia di «Roma sua». «Roma è già capitale del mondo, perciò cosa ce ne frega che lo sia dell’Italia? Quello che manca a Roma è la voce dei romani, mi faccio Gladiatore per conquistarmi ancora una volta l’applauso». Novantamila attesi. Il segreto del successo? «Evidentemente – continua Zero in me riconoscono quel figlio della famiglia povera che non aveva mai ricevuto né un ambo, né un ter - no, né una cinquina dalla sorte. E questo mi consente di aver bazzicato i quartieri un po’ più umili della società italiana e di avere, proprio per la stessa ragione, ricevuto considerazione anche dai signori, dalle persone altolocate. Perché il fascino di provenire dall’umiltà, dal lavoro, dal sacrificio, ci consegna all’affetto di tutti. L’universalità secondo me non ha blasoni, conti in banca, non fa parte di nessuna borsa valori. Si tratta di un bene che si guadagna e per cui bisogna soffrire parecchio per mantenerlo vivo».
 

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