Romani nel traffico 100 ore l'anno: ecco i semafori dove il rosso è infernale
Il tempo è così prezioso e il semaforo così lungo che quasi quasi, oggi, invece di aspettare che scatti il verde, lascio l’auto in mezzo alla strada e vado a prendermi un caffè qui all’angolo...Poi torno tra gli sguardi incuriositi degli altri automobilisti in fila e rimonto in macchina con in bocca tutto il gusto di quell’espresso.
Riavvio il motore e aspetto che scatti il verde per ripartire verso un altro semaforo. Nessuno mi ha multato, nessuno ha inveito contro di me e mi sento pure soddisfatto. E sapete perché? Perché il semaforo è durato due minuti e quarantacinque secondi. Se li sommiamo è vita, ma è pur vero che se non esistessero i semafori in giro ci sarebbero anche meno vite. Il tempo che perdiamo in attesa che scatti il verde e in coda, bloccati nel traffico, a Roma può superare addirittura le cento ore all’anno. Mediamente sono una settantina. E in settanta ore se ne possono fare di cose, se non si è pigri. Però è più facile pensare a ciò che potremmo fare in quei due minuti e passa di attesa al semaforo, oltre che, naturalmente, iniziare a "uozzappare" - scritto come si pronuncia- ossessivamente. In 2 minuti e 45 secondi - tanto è la durata del semaforo di piazza Venezia, quello, per capirci, che incontriamo scendendo da via IV Novembre- si possono fare tante cose oltre che degustare un caffè al bar. Ed è per questo motivo che il semaforo in questione conquista il podio della nostra "Top-Five". Una classifica provvisoria, sia chiaro. Non è che potevano stare lì a cronometrare tutti i semafori di Roma. Anzi se vi andasse tra un incrocio e l’altro dimettervi a cronometrare la durata dei rossi, potete scriverci al numero "whatsapp" che trovate in calce alla testata di cronaca.
Chissà che non si trovi un semaforo più esasperante di quello di piazza Venezia. Dicevamo di quante cose si possono fare avendo quasi tre minuti a disposizione: caricare la lavastoviglie (farlo con cura non è cosa da poco); riscaldare le polpette al sugo al microonde; scongelare un pezzo di pizza "rinfaldita" (con lo stesso microonde); lavarsi accuratamente i denti (molto accuratamente); spazzolare il cane, sempre che non sia un alano; scolare la bottiglia di "mistermuscolo" nel lavandino otturato dai capelli della nostra signora (anche se sai che non risolverai un bel niente). Oppure semplicemente pazientare e provare a immaginarci altrove, e non nell’abitacolo di un’auto prigioniera del traffico. La seconda posizione della nostra "TopFive" se la prende il "rosso" di ponte Umberto Primo, incrocio con lungotevere Marzio. L’attesa è di ben 2 minuti e 21 secondi. E la posizione, l’essere proprio sopra il Tevere, non aiuta: la voglia di buttarsi di sotto e farla finita lì è davvero forte. La medaglia di bronzo va all’incrocio di largo del Tritone, dove l’onnipresente presenza perdonate il giocaccio di paroledelle auto blu lampeggianti che vanno su e giù a tutto gas per via del Tritone danno il colpo di grazia all’autostima dite che sei da 2 minuti e 18 secondi con gli occhi fissi sul semaforo sognando il verde. Un’attesa che hai pregato per tutta la lunghezza del tunnel da cui provieni (via Milano) di non dover affrontare. Ma ti è andata male.
Un po’ meglio è andata invece all’automobilista proveniente da viale Marconi che è stato costretto a inchiodare per rispettare il rosso di piazza della Radio. Prima che riscattasse il verde ha dovuto attendere 1 minuto e 52 secondi. E questo piazza il "Radio" semaforo in quarta posizione. Fanalino di coda della classifica - anche per attinenza di colore con il segnale di stop- è il semaforo alle spalle della basilica di Santa Maria Maggiore, in piazza dell’Esquilino: 1 minuto e 23 secondi. Sì, è vero, non sono tanti se paragonati ai 2 minuti e 45 secondi di piazza Venezia.
Ma qui c’è qualcosa di strano. Anzi no. Forse di buono. Perché questo semaforo che blocca gli automobilisti provenienti dal Viminale all’altezza di via Cavour, fino a qualche mese fa durava molto di più, tanto che eravamo convinti che avrebbe conquistato "a mani basse" la "TopFive". Invece no.
Segno che dopo anni di inutili, infinite attese, nella mente di qualche tecnico comunale si è finalmente accesa una lucina verde.
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