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Ponte Galeria, fuoco e sassi contro gli agenti: la rivolta al centro migranti

Disordini e la richiesta di trattamenti umani non più degradanti dopo l’ennesimo suicidio nel Cpr Ponte Galeria di Roma. Tutto è nato dal ritrovamento questa mattina intorno alle 6 del corpo esanime di un 22enne, originario della Guinea, trovato impiccato con un lenzuolo a una grata. Sul posto è intervenuta la Polizia di Stato e sono state acquisite le immagini registrate dalle telecamere di videosorveglianza interne per far luce su quello che sembra a tutti gli effetti un suicidio. La morte del giovane, che era arrivato al Centro di Permanenza per i rimpatri romano da una decina di giorni ma che, secondo gli attivisti della rete ’No ai Cpr’ era in un centro da 7 mesi, ha scatenato disordini. Una trentina di ospiti del Centro hanno iniziato a tirare pietre contro il personale tentando poi di sfondare una porta e di incendiare una macchina della polizia. Il motivo delle proteste sarebbe legato al sovrannumero delle presenze e ai trattamenti definiti dagli ospiti «poco dignitosi». Disordini che sono rientrati nel pomeriggio con il bilancio di tre feriti lievi, due carabinieri e un militare dell’Esercito in codice giallo. Ferito anche un operatore dell’Aurelia Hospital che era intervenuto.

Sessanta in tutto gli ospiti all’interno del Cpr che sono rimasti coinvolti nei disordini che sono rientrati dopo cariche di alleggerimento. Da quanto si apprende non ci sono stati arresti. Sul motivo del gesto del 22enne si indagherà. C'è un suo ultimo messaggio sul muro del centro, scritto «con una sigaretta. Le parole direbbero approssimativamente che ’se dovessi mai morire, vorrei che il mio corpo fosse portato in Africa, mia madre ne sarebbe lieta (...) I militari italiani non capiscono nulla a parte il denaro. L’Africa mi manca molto e anche mia madre, non deve piangere per me. Pace alla mia anima, che io possa riposare in pace'»

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