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Roma, pronto soccorso di nuovo in tilt. Record di pazienti in fila per una visita

Antonio Sbraga
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Ore in barella al Pronto soccorso, in attesa di un ricovero o semplicemente di una visita. E come se non bastasse può capitare anche di essere al freddo per un malfunzionamento delle caldaie. Una giornata da dimenticare- l'ennesima - quella di ieri negli ospedali capitolini. A cominciare dai Pronto soccorso dove già alle 10 del mattino si contavano ben 1.007 persone in attesa di ricovero o trasferimento su un totale di 2.291 presenti nelle 50 strutture di emergenza laziali.

Sette ore più tardi il numero dei pazienti in barella è calato a 777, ma i problemi sono rimasti non solo nei Pronto Soccorso. Nel pomeriggio, infatti, sono stati segnalati «problemi di riscaldamento e di acqua calda» in uno dei piani dell'ospedale San Giovanni-Addolorata. «No, il problema riguarda solo uno dei termosifoni- assicura il direttore generale dell'azienda, Tiziana Frittelli- I tecnici hanno ovviato aprendo gli split di calore dall'impianto di area condizionata in attesa della completa riparazione. Ma problemi per l'acqua calda non ce ne sono». Nei Pronto soccorso, invece, le cifre-record hanno visto fino a 106 persone contemporaneamente in cerca di un letto tra i padiglioni dell'Umberto I, 92 al Pertini, 80 al Gemelli, 57 al San Camillo e 54 in attesa della chiamata dai reparti sia al Sant' Andrea che al Campus Biomedico. Una lunga coda che va avanti sin da lunedì sera, con «oltre 60 ambulanze bloccate, decine e decine di soccorsi in attesa di essere gestiti dalla Centrale Operativadenuncia il sindacato Nursind Ares 118- Cittadini esasperati, operatori allo stremo e sistema 118 al collasso».

L'azienda regionale dell'emergenza-urgenza soffre di una «grave ed atavica carenza di personale medico», denuncia la stessa Ares 118 nel suo nuovo Piano per il fabbisogno del personale. Nel quale sottolinea «l'estrema difficoltà nel reperimento del personale medico, le cui carenze si stanno progressivamente aggravando a fronte della incapacità non solo di colmare le attuali vacanze di organico, ma anche di andare semplicemente a sostituire le sopravvenute cessazioni». Anche perché «il blocco del turnover imposto dai piani di rientro regionali ha comportato un progressivo depauperamento della consistenza della propria dotazione organica, con un conseguente incremento del ricorso a soggetti esterni all'azienda (associazioni di volontariato ed enti privati), cui è stata affidata la gestione di un numero sempre crescente di mezzi di soccorso al fine di garantire i Livelli essenziali di assistenza dell'emergenza». Nel giugno 2021 sono state consegnate le prime 38 ambulanze del «programma di reinternalizzazione dei mezzi di soccorso gestiti da enti esterni» decretato nel 2020. I restanti due lotti sono in ritardo, ma per i 39 mezzi attesi dal 2021 serve un «fabbisogno di 155 infermieri e 155 autisti d'ambulanza». Mentre per i 40 mezzi previsti entro il 2022 «tale annualità verrà realizzata nel 2023», scrive l'Ares, quantificando un ulteriore «fabbisogno di 174 infermieri, 120 autisti d'ambulanza e 74 medici» per completare il ritorno alla completa gestione diretta di tutte le ambulanze.

 

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