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Lazio, Zingaretti si aggrappa all'ammucchiata. L'appello a grillini e Calenda

Domenico Alcamo
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Il tempo stringe, le dimissioni di Nicola Zingaretti da Presidente del Lazio (dopo la sua elezione alla Camera) annunciate dopo l'approvazione del collegato al bilancio in Consiglio oramai sono dietro l'angolo e per il Pd si apre il problema alleanze. Un groviglio da sciogliere non facile, considerando che, di fatto, a livello nazionale l'area alternativa al centrodestra è divisa in tre tronconi.

L'ex segretario Pd, tuttavia, non abbandona il sogno del «campo largo», inseguito sia nella sua parentesi di leadership nazionale, sia nell'amministrazione regionale, dov' è alleato con il Movimento 5 Stelle. Così, ieri, ha lanciato un appello, a margine della firma di un protocollo di intesa in Prefettura a Roma. Un richiamo rivolto «a tutti. Non sta a me - ha detto il numero uno della Giunta - entrare nel merito della discussione su un futuro candidato alla presidenza della regione, però rinnovo un appello a tutti: non buttiamo a mare i 10 anni che abbiamo alle nostre spalle. Prevalgano il bene comune, lo spirito di confronto, l'unità e il dialogo». E ancora, ha sottolineato che le elezioni «si possono perdere, ma non è accettabile che le si regalino. È inutile lamentarsi di Fontana come presidente della Camera o di La Russa presidente del Senato o della futura prossima presidente del Consiglio Meloni, se poi non si fa di tutto per evitare che la Regione Lazio vada alla destra. Noi nel Lazio governiamo, c'è una maggioranza che governa bene da oltre due anni, è una maggioranza che i cittadini del Lazio hanno premiato, perché alle ultime elezioni politiche, forse per la prima volta nella storia, tutte le forze del centrosinistra sono arrivate sopra il centrodestra con il 49,5% contro il 44%. Mi sento di dire che i cittadini di centrosinistra del Lazio vogliono l'unità». Dunque, una linea già espressa dal Presidente di Via Cristoforo Colombo già in altre occasioni pubbliche dopo le elezioni politiche. Sostenere che questo appello, almeno ieri, sia rimasto inascoltato sarebbe improprio, tuttavia ha raccolto ancora poco considerando le tempistiche.

Subito ci sta Sinistra Civica Ecologista: «Bene l'appello del Presidente Zingaretti. Come indicato anche dall'Eurodeputato Smeriglio- scrivono gli esponenti del gruppo consigliare - dobbiamo fare tutto il possibile per non disperdere 10 anni di buon governo: superando i vincoli interni, coinvolgendo tutte le forze del campo largo, possiamo attrezzare una proposta per battere la destra». In via ufficiosa lancia un minimo segnale di fumo anche il Terzo Polo. Secondo quanto ricostruisce l'agenzia Dire, infatti, «al momento è escluso che si arrivi ad un candidato in solitaria e fuori dalla coalizione». E dunque, attraverso quanto filtra, mettono in evidenza quali possono essere i criteri per poter pensare a un accordo. Innanzitutto un candidato presidente rappresentativo, «che garantisca politicamente tutti». Poi «il possibile utilizzo di liste civiche». E però c'è un punto dirimente, ad emergere dall'indiscrezione dei terzopolisti: «Sarà difficile governare con chi, eventualmente, continuerà a dire no al termovalorizzatore di Roma». Scoglio tematico non da poco, aspettando la linea del Movimento 5 Stelle dove Roberta Lombardi, ovviamente, propende per un'alleanza dem, ma non sono pochi quanti premono su Conte per una corsa in solitaria.

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