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Roma, sei mesi d'attesa per una visita in ospedale

Antonio Sbraga
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In attesa del tanto celebrato "Ottobre rosa della prevenzione", prevale la rassegnazione negli altri mesi del calendario: agende chiuse e appuntamenti fino a un anno di distanza per visite ed esami nelle strutture pubbliche del Lazio. «Sì, agende chiuse per qualsiasi tipo di prestazione: ecografie, visita geriatrica. Come dobbiamo fare?», chiede sconsolata Laura. «Col Cup è difficile, se non impossibile, prenotare una mammografia in convenzione», aggiunge Lucia. Anche per i disabili over-90: «Le liste d’attesa sono chiuse - conferma Tatiana - non ci sono posti nemmeno per una 92enne disabile al 100%».

È da evidenti difficoltà di un sistema sanitario colabrodo che ha preso le mosse la ricerca del Comitato La Fenice-Prevenzione Donna, che ha deciso di monitorare i tempi d’attesa nei principali ospedali di Roma. «Molti non hanno proprio appuntamenti disponibili per mammografie ed ecografie al seno. Mentre per una visita dal neurologo tocca aspettare fino a marzo 2023 al policlinico Umberto I. Ma anche per le gastroscopie ormai danno appuntamenti fino a un anno di distanza», dice la presidente, Antonella Saliva, che quantifica in oltre 200 euro l’esborso a carico di quelle donne che vogliono fare comunque la prevenzione anche senza riuscire a trovare appuntamenti in convenzione. «Sì, per un’ecografia ci vogliono tra i 60 e gli 80 euro, mentre per una mammografia anche 120. Purtroppo non tutte possono attendere l’Ottobre rosa».

Ossia l’iniziativa che, come spiega la Regione, «offre alle donne di età compresa tra i 45 e i 49 anni, cioè nella fascia di età non compresa dal programma di screening, l’opportunità di prenotare una mammografia gratuita nelle strutture sanitarie che partecipano all’iniziativa fino ad esaurimento della disponibilità». Che, però, ogni anno finisce subito proprio perché, nei restanti mesi dell’anno, il calendario degli appuntamenti è lunghissimo, oppure addirittura chiuso. Come denuncia ora il Comitato: «Davanti alla recrudescenza dei tumori femminili - conclude la presidente Saliva - la sanità laziale è messa davvero male: liste d’attesa impossibili anche per i malati oncologici». Con buona pace degli appuntamenti periodici con la prevenzione. Come quelli di maggio con la 4 giorni della "Race for the Cure, la più grande manifestazione per la lotta ai tumori del seno". Oppure con le campagne regionali per i 3 screening della mammella, del collo dell’utero e del colon retto.

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