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Sanità, i rimborsi ai privati sono troppo bassi

Antonio Sbraga
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Sono triplicate le bollette dell’energia addebitate alle strutture accreditate, che ora battono cassa alla Regione per chiedere di aumentare anche le tariffe delle prestazioni sanitarie rimborsate alle strutture private convenzionate, «anche perché sono ormai ferme da un ventennio». Solo così, avverte l’Associazione italiana Ospedalità Privata (Aiop) del Lazio, sarà possibile evitare il collasso delle «nostre 120 strutture, che sono allo stremo: gas ed elettricità in particolare sono quasi triplicati negli ultimi mesi - quantifica la presidente, Jessica Faroni - Ci attendiamo delle risposte su diversi fronti da parte della Regione Lazio, in primis sul tema dei rimborsi per posto letto, in seguito all’evidente aumento dei costi per l’energia, che sta rendendo la situazione ogni giorno più gravosa per le strutture private».

Nelle 120 aderenti all’Aiop vengono svolte attività sanitarie e socio-sanitarie di matrice laica ed anche religiosa (acuti, riabilitazione, lungodegenza, psichiatriche, RSA, Hospice, Centri ex articolo 26, domiciliari e ambulatoriali) con 12mila posti letto (circa l’80% delle strutture è accreditato con il Servizio sanitario regionale) e oltre 17mila professionisti, tra medici, terapisti, infermieri, personale addetto all’assistenza, educatori ed assistenti sociali. Per le 10 Asl e le 8 aziende ospedaliere del Lazio la Regione ha già stimato almeno «100 milioni in più per spese energetiche rispetto agli scorsi anni» ha quantificato l’assessore alla Sanità, Alessio D’Amato, che al Corriere della Sera ha però escluso ripercussioni sul servizio: non ci sarà «nessuna diminuzione dell’erogazione energetica nelle scuole e negli ospedali. Qualsiasi siano le determinazioni e i ragionamenti, vanno preservati scuola e sanità».

E ora l’Aiop Lazio reclama parità di trattamento: «chiediamo quale sia la strategia che la Regione Lazio abbia deciso di mettere in campo per ottemperare al problema dell’aumento dei costi per le strutture private accreditate. È necessario ristabilire un tetto sotto al quale non scendere - conclude la presidente Faroni - in quanto le tariffe sono oramai bloccate da tanti anni ad esclusione dell’articolo 26 e, dunque, ben lontane da quelle che sono le spese attuali per il mantenimento di posti letto e macchinari. Quello che è da migliorare sono appunto le tariffe: la quota per l’assistenza delle persone non è più sostenibile e non commisurabile a quella di nessun altro Paese perché, per la maggior parte delle tipologie assistenziali, sono ferme dal 2000-2002».

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