a Roma

La storica enoteca Bernabei sospende la vendita della vodka prodotta in Russia

Francesco Storace

Chi ha detto che gli affari sono affari? A Roma c’è chi dice di no, che valgono prima i diritti umani, i principi, i valori. E se ci rimetti il 25 per cento del fatturato di settore chi se ne frega. Non è un autonomo versamento di sangue, ma una precisa scelta imprenditoriale che si è imposta all’attenzione della Capitale e non solo. Benvenuti all’enoteca Bernabei, che ieri ha informato tutta la sua clientela con un’iniziativa che ha già fatto abbastanza scalpore: sospesa la vendita di tutte le bottiglie di vodka prodotte in Russia. E non solo la vodka. Nel comunicato, partito dalla pagina aziendale di Facebook, la Bernabei Spa “condanna inequivocabilmente l’azione militare in Ucraina”. E conseguenza diretta è la decisione di rimuovere “con effetto immediato dal proprio portale online tutti gli alcolici di fabbricazione e marca russa”.

 

  

 

È l’azienda stessa a dire anche quanto inciderà questa sua scelta nelle casse dell’enoteca: “Nonostante tali etichette (principalmente vodka) rappresentino circa il 25% della categoria di riferimento le valutazioni della performance devono necessariamente lasciare spazio al valore più alto del ripudio di un conflitto bellico”. No, alla Bernabei non sono improvvisamente impazziti, nel senso che l’azienda non fallirà, perché le vendite in cui sono specializzati non riguardano certo la sola produzione russa. E per fortuna, potremmo aggiungere per la gioia del palato della clientela. Ma si tratta di un gesto fortemente simbolico, non a caso apprezzato nei tantissimi commenti social, che conferma quanta avversione ci sia a livello popolare nei confronti di un conflitto innescato davvero improvvisamente.

 

 

Torneremo al Caffè Borghetti o a una sanissima grappa italiana? No, perché c’è anche da dire che comunque non terminerà la vendita di vodka presso i punti vendita Bernabei: perché la sua “guerra” più civile e senza armi, la combatteranno producendo la vodka Bernskaya a 11 euro al litro. Non è pubblicità, ma concorrenza intelligentemente economica a chi pensa di dominare il mondo con le armi. Un altro modo per dire sanzioni, se vogliamo, unito alla fantasia dell’imprenditoria italiana. Quella che vorrebbe un mondo libero di vivere e lavorare in santa pace.