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Sugli alcolici è un salasso, i minimarket sono sempre più cari

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Damiana Verucci
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La birra costa mediamente uno o due euro in più del supermercato. Lo stesso per il vino, il prosecco, bibite analcoliche, alcuni superalcolici, perfino i succhi di frutta. Altro che convenienti. I minimarket della Capitale vendono alcol a caro prezzo e, a cascata, anche generi di più largo consumo come detersivi o alimenti inscatolati, decisamente più cari che se acquistati in un comune discount di Roma. Il trucco è semplice e lo abbiamo verificato in una giornata passata tra minimarket ed esercizi della grande distribuzione organizzata.

 

 

 

I titolari di questi piccoli esercizi al dettaglio, che sono di recente stati oggetto dell'ordinanza comunale che li chiude alle 22 al momento in due Municipi proprio per evitare il diffondersi di alcol tra i più giovani, si riforniscono proprio al supermercato. Non è raro incrociarli appena usciti a volte con ancora i carrelli pieni, che trasportano, infatti, grossi quantitativi di bottiglie. Comprano alcol solo o quasi in modo esclusivo in offerta così che, per fare un esempio, un confezione di tre bottiglie del marchio di una birra piuttosto comune che costa 1,59 euro al supermercato, dal minimarket la paghi 1,50 euro ma come pezzo singolo: in questo modo l'esercente si mette in tasca più di un euro a bottiglia mentre magari il cliente si immagina di aver risparmiato. Sì perché in questi mini alimentari a titolarità straniera la scelta non è certo ampia come nella grande distribuzione, offerte non ce ne sono, le singole bottiglie di alcol vengono vendute quasi sempre sfuse e posizionate in modo tale sugli scaffali o nei frigoriferi da non riuscire a fare confronti di prezzo le une con le altre e le marche, poi, sono quelle che trovi. Un confronto analogo lo abbiamo fatto con una bottiglia di Martini rosso: 7,90 al supermercato, ma in un paio l'abbiamo trovata anche a 6,50 euro in offerta, 8 euro e 20 di media in un minimarket. L'aperol spritze a confezione da tre? 4,29 euro al supermercato in offerta, 2 euro la singola bottiglietta in un negozio a gestione bengalese. Se si passa ai superalcolici in qualche caso, come per il whisky o il rum, la convenienza è maggiore e confrontando i prezzi delle stesse marche il risparmio se si comprano al minimarket è di circa due, tre euro a bottiglia. Che però si perdono subito si si passa ai prosecchi. Stesse marche, in media si spende anche fino a tre euro in meno a bottiglia acquistata nella grande distribuzione.

A conti fatti l'approvvigionamento in un minimarket è decisamente meno conveniente considerando sia il ricarico messo sopra dall'esercente e sia il fatto che la maggior parte dei titolari, al momento di battere lo scontrino, “dimenticano” si fa per dire, di lasciare l'Iva al 4% come se si stesse acquistando un chilo di mele. L'Iva infatti per i ben non primari è al 22% non al 4%, questo significa che oltre al ricarico al consumatore ci si mette anche l'evasione fiscale. Naturalmente, un po' come funziona con la grande distribuzione, minimarket che vai prezzo che trovi in base al quartiere dove è ubicato e alla tipologia di clientela. Così, ad esempio, se vai a San Lorenzo o a piazza Trilussa, la singola bottiglia di birra che trovi comunemente a 2 euro altrove, qui sta di media a 2,50 euro e per alcune marche più note anche a 3 euro. Prezzo che per un ragazzo risulta di sicuro più conveniente che berla in un locale, magari seduto al bancone o al tavolo, ma se acquistata al supermercato avrebbe fatto risparmiare anche più di un euro.
 

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