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Paura del Covid, sugli autobus compaiono le catenelle per il distanziamento fai da te

Pier Paolo Filippi
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Tolte le catenelle tornano le catenelle, stavolta in versione fai date. A una settimana dalla disposizione con cui Atac ha eliminato dai bus le catenelle che garantivano una zona di rispetto per i conducenti, sono tanti gli autisti che per timore dei contagi si ribellano alla decisione dell'azienda e che provvedono autonomamente a ripristinarla usando i mezzi più disparati. Tante le segnalazioni che arrivano sugli account social che si occupano di mobilità, come ad esempio Mercurio Viaggiatore, dove gli utenti protestano per una pratica che riduce fino a un terzo lo spazio a disposizione dei viaggiatori che si ritrovano pressati all'interno dei mezzi. Senza contare che la presenza delle barriere rende anche impossibile l'utilizzo della porta anteriore dei mezzi, creando così ancora più affollamento quando si tratta di salire e scendere dagli autobus. Si vedono così girare vetture con «transenne» improvvisate fatte con il nastro bianco e rosso da cantiere, altre fatte con lo scotch, nastri adesivi, cordicelle. Sono molti tra i lavoratori, infatti, quelli che non sono d'accordo con la decisione.

 

 

Atac, da parte sua, sottolinea che «si tratta di iniziative prese a titolo personale dagli autisti e che l'azienda sta attenzionando». Le catenelle erano state posizionate sulle vetture a partire dall'8 marzo dello scorso anno, agli inizi della pandemia, per tutelare gli autisti da possibili contagi. Ma in seguito alle indicazioni del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti dello scorso 12 novembre, che ha ripristinato l'utilizzo della porta anteriore dei mezzi, la settimana scorsa Atac ha riportato alla normalità almeno le vetture dove la cabina di guida è chiusa e separata dall'area passeggeri, in tutto un migliaio di vetture dei modelli Citymood, Urbanway e Citelis.

 

 

 

Contro la decisione si era scagliato il sindacato Usb. «Ricordiamo come i posti a sedere in prossimità del conducente rimangono inibiti, ma negli orari di punta e di affollamento dei mezzi pubblici è impossibile per il lavoratore controllare e garantire che questi siano effettivamente lasciati liberi - dicono dal sindacato - L'azienda in questo modo si sottrae dalle sue responsabilità di tutela della salute del conducente e dell'utenza». Critiche erano arrivate anche dalla politica, in particolare da Fratelli d'Italia che con il consigliere capitolino Andrea De Priamo e il capogruppo in Regione Fabrizio Ghera aveva chiesto all'Atac di rivedere la decisione.

 

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