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Carlo Calenda sedotto e abbandonato. Ma presto passerà all'incasso

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Arnaldo Magro
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Mi hanno detto che sei pure intelligente, non mi spiego allora, che ci fai con i 5stelle”, pronti via, questo il benvenuto di Carlo Carlo all’ex assessore, ora consigliere pentastellato, Antonio De Santis. Che non fosse la simpatia, la dote di spicco dell’eurodeputato, lo si era anche intuito durante questa lunga campagna amministrativa.
Che appaia già così nervoso invece, è difficile da comprendere.

Abilissimo nel dragare voti a destra, per farli confluire a sinistra, si aspettava certo un ruolo diverso. Se non proprio centrale, almeno che fosse di peso. Invece primo colpo di scena, rinuncia al ruolo di consigliere, il Pd non batte ciglio e lui, incapricciato, cambia idea e si siede in aula Giulio Cesare. Pronto a mettere i bastoni fra le ruote. Demolisce presto fatto, il primo giorno della giunta con un ben poco incoraggiante: ”pessimo come inizio”

Poi si prende la scena, accusando M5s e Fdi di fare accordi per spartirsi la vice presidenza ed ostacolare la giunta. Troppo scafato l’ex ministro Calenda, per non conoscere le tecniche d’aula. Per non sapere che le opposizioni, in base al mandato, faranno logicamente una dura opposizione. Anche trovando mediazioni. Le stesse mediazioni che sperava di intraprendere lui, con il Partito Democratico.

Dal Nazareno invece, per ora tutto tace e guardano compiaciuti, il leader di Azione fremere impaziente. Qualcosa gli verrà dato. Più avanti però. Non subito. Magari quella tanto bramata commissione sul Giubileo. Troppo alto il rischio che Carlo il Grande, possa “fare opposizione”. Calenda sa di dover incassare ora, l’ottimo risultato ottenuto alle amministrative o la sua, anche su scala nazionale, rischia di essere solo una bella meteora. Quella lunga scia calendiana, non è stata poi così lunga alla fine.  Anzi tutt’altro. Almeno per ora.

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