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Villa Medici, Grand Salon chiuso e arazzi censurati: "Degradanti e razzisti"

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Gabriele Simongini
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Come pretendere che degli arazzi del 1726 siano politically correct in base ai parametri morali di oggi? Questa domanda valida per le opere d'arte di tutti i tempi viene implicitamente posta dai giovani borsisti dell'Accademia di Francia in Villa Medici che durante la Notte Bianca di ieri hanno deciso di non esporre nel Grand Salon e di chiuderlo perché al suo interno ospita "La Tenture des Indes", una serie di arazzi tessuti dalla Manifattura Reale di Gobelins per ordine del Re Luigi XV ed ora considerati "degradanti e razzisti" per il modo in cui sono raffigurate delle persone di colore.

Nel comunicato dei borsisti gli arazzi sono definiti come "la rappresentazione di una cultura visiva imperialista che, attraverso uno sguardo carico di esotismo, celebra la violenza coloniale europea, la schiavitù", lo sfruttamento sfrenato della schiavitù e la riduzione degli esseri umani a oggetti. I borsisti affermano giustamente che gli arazzi dovrebbero essere accompagnati da spiegazioni storiche ma non potevano dare proprio loro il buon esempio magari con un intervento creativo volto a collocare storicamente quanto rappresentato negli arazzi?

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