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Zingaretti riorganizza gli ospedali, mega "Asl" in vista

Antonio Sbraga
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Domani torna la “paziente zero” della sanità laziale al vaglio del Consiglio regionale, dopo una lunga lista d’attesa di mesi “33”, proprio come fanno ripetere negli studi medici: è la proposta di legge regionale n. 115 del 21 febbraio 2019 (“Istituzione dell’Azienda regionale sanitaria Lazio.0”). Ma, più che “0”, in realtà sarà l’11esima azienda: perché il progetto di legge, depositato dalla Giunta Zingaretti 33 mesi fa, punta alla creazione di una sorta di capogruppo della sanità regionale. Un’holding a cui faranno riferimento le altre 10 Asl e le 6 aziende ospedaliere per «semplificare ed efficientare la catena di comando». Anche se, paradossalmente, lo si farà finendo per allungarla, con l’aggiunta di un’altra azienda, piuttosto che ridurre quelle attuali, come invece la Regione aveva originariamente annunciato per ben due volte sin dal 2016 almeno per il numero delle Asl (da 10 a 8). Una riduzione mai attuata e così, invece di tagliare 6 poltrone, se ne aggiungeranno altre 3. Perché anche la nuova Ars Lazio.0 avrà un suo trio di vertice: un direttore generale (154 mila e 937 euro l’anno), uno sanitario ed uno amministrativo (123.949 ciascuno). Una triade che, insieme al Collegio sindacale (49.579) e all’Oiv (24.015), comporterà un costo annuale complessivo di 476 mila euro.

 

 

 

 

 

Mentre il resto del personale, invece, verrà «acquisito per effetto di procedure di mobilità dalla Regione ovvero dagli enti del SSR». L’esigenza della nuova azienda, spiega la Regione nella relazione illustrativa, nasce per «superare la frammentazione, le disomogeneità, le assenze di standard che hanno caratterizzato nel tempo l’azione gestionale ed amministrativa. La nuova azienda avrà, quindi, un ruolo di rilievo nell’esercizio della funzione di “holding” della Regione verso le Aziende e gli Enti del Servizio Sanitario Regionale, perseguendo l’efficienza e l’efficacia degli interventi in plurimi ambiti ed attività nelle quali l’innovazione tecnologica e lo sviluppo impongono politiche e strumenti di intervento centralizzato, ovvero integrato». Anche se l’obiettivo «non è ridurre l’ambito di autonomia delle singole Aziende e la relativa responsabilità, ma cercare di razionalizzare e standardizzare processi attraverso un’azienda "dedicata" ad affrontare e risolvere i punti critici». Ossia quelli relativi alla gestione di «procedure di gara, sistema dei pagamenti dei fornitori, procedure concorsuali, piani di acquisto annuali e pluriennali per l’approvvigionamento di beni e servizi». Lo stesso obiettivo indicato nel 2012, quando nacque la Gestione Sanitaria Accentrata (GSA), con la quale si rischierà un problema di coesistenza. Ma con questa ennesima centralizzazione «l’importo complessivo di risparmi annui a regime viene stimato in circa 43 milioni di euro», quantifica la Regione. La quale, però, anche nel 2016 aveva annunciato risparmi e sinergie decretando che, «dal 1° luglio 2017, le Asl sono rideterminate come segue: Asl Rm1 e Asl Rm2 per il territorio di Roma e Asl Rm3 e Asl Rm4 per il restante territorio della Città metropolitana di Roma». Ma poi, ad essere soppressa, è stata invece proprio l’annunciata soppressione delle 2 Asl (la Roma 5 e la 6).

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