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Roma, arrestata famiglia di usurai. Commerciante mandato in rovina

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“Ammazziamo te e il cane”. Questa è una delle tante minacce che un commerciante del quartiere Appio subiva da una famiglia di usurai romani (composta da madre, figlio e compagna del figlio) tratti in arresto dalla polizia ed estranei ai clan malavitosi dei Casamonica, Di Silvio e Spada. Un debito iniziale di 160 mila euro è arrivato così, in poco tempo, a 1 milione e 4 mila euro: 221% il tasso praticato al negoziante, che è andato in rovina, arrivando al punto di meditare il suicidio.

La vicenda è emersa all’inizio di quest'anno: durante il normale controllo del territorio, i poliziotti di una pattuglia del commissariato Appio, chiamata per sedare una “banale” lite, hanno intuito che il nervosismo di un commerciante potesse avere ragioni più profonde. I primi tentativi di rompere il muro del silenzio sono stati vani, ma gli investigatori dopo giorno si sono conquistati la sua fiducia, tanto che, dopo qualche mese, ha deciso di collaborare. L’uomo ha così ricostruito la storia: alla fine del 2018 è stato avvicinato da un presunto broker che gli ha prospettato un investimento in borsa dal sicuro guadagno. La vittima ha “investito” circa 90 mila euro, soldi che, nel giro di poco tempo, sono svaniti. A quel punto lo stesso broker ha proposto un ulteriore investimento, questa volta da 160 mila euro, per rientrare anche dei soldi iniziali. Il commerciante, proprio in quei giorni, aveva conosciuto C.D. , 37enne romano, che gli ha prestato i 160 mila euro dando così di fatto inizio al calvario. Il presunto broker, subito dopo aver incassato i soldi è sparito.

Protagonisti, oltre a C.D. , anche la madre C.F., 68 romana e Z.E. , 27enne romana fidanzata del 37enne; le prime richieste di denaro sono arrivate con la cosiddetta. tecnica della “lagnazione”: gli usurai, con frequenza sempre maggiore, andavano al negozio del malcapitato lamentando di essere loro stessi in gravi difficoltà economiche; esaurita l’efficacia di tale metodo, il terzetto è passato alla minacce vere e proprie del tipo “..ammazziamo te e il cane” e “..ve  mando a dormi alla stazione Tuscolana”. Oltre alle classiche promesse di ritorsioni fisiche, i tre hanno minacciato la vittima dicendogli che se non pagava sarebbero andati a “via Botero” (sede del commissariato Appio) a denunciarlo per molestie sessuali, mai avvenute. Nell’ultimissima fase, invece, è entrato in azione un ulteriore soggetto, sulla cui identità sono tuttora in corso accertamenti, che, aggravando ulteriormente le minacce, si è presentato come il reale finanziatore iniziale.  

Per cercare di estinguere il debito il commerciante ha dato fondo alle sue risorse e a quelle dei familiari, ha chiuso il negozio, pensando anche di togliersi la vita. In totale ha versato, tra l’inizio del 2019 e la fine del gennaio 2021, un milione e 4 mila euro. I versamenti per lo più sono stati fatti su conti concorrenti di banche londinesi e cipriote; in alcuni casi questi conti venivano creati ad hoc, ovvero aperti poco prima di ricevere il versamento e poi chiusi subito dopo aver ricevuto e trasferito i soldi. Alcune quote sono state consegnate con assegni e ricariche Postepay.    

Il procuratore aggiunto Giovanni Conzo ha chiesto ed ottenuto dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma una misura cautelare nei confronti dei  3 indagati, che è stata  eseguita questa mattina dagli stessi investigatori del commissariato Appio. L’uomo è stato tradotto  in carcere, mentre le due donne, dopo gli accertamenti di rito, sono state poste agli arresti domiciliari.

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