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Elezioni Roma 2021, cala il sipario su Virginia Raggi: il "vento" per lei non soffia più

Susanna Novelli
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Il vento è cambiato sul serio, stavolta. E non c'è immagine più appropriata per descrivere la fine dell'era Raggi di quella di domenica notte del «ponte di ferro» avvolto dalle fiamme. L'uscita di scena di Virginia non solo non sorprende ma segna l'ennesimo primato targato Cinquestelle, quello del sindaco uscente che non arriva nemmeno al ballottaggio. Una sconfitta già scritta nel tempo e destinata a mettere nel cassetto dell'oblio cinque anni di gaffe, assessori cacciati, dirigenti «impallinati», fuggi-fuggi di consiglieri, esposti e querele in procura. E soprattutto un rapporto con la città che non è mai riuscito a superare il «noi» e il «voi», mantenendo un'arroganza che mal ha mascherato l'improvvisazione.

Cosa resterà di questi cinque anni di Raggi? A parte la foto delle ruspe che abbattono le villette dei Casamonica, ruspe sulle quali figurava anche l'allora ministro dell'Interno Matteo Salvini, nulla più. Un disastro amministrativo, diretta conseguenza di quello politico. E si perché la sconfitta della Raggi una sconfitta politica di un movimento che si è trovato a gestire un potere immenso senza esserne in grado e che lentamente ha lasciato Virginia sola al suo destino. Non è bastato il fotomontaggio del leader maximo, Beppe Grillo, a pochi giorni dal voto, così come qualche foto scattata con Giuseppe Conte. Le macerie dell'operato Cinquestelle sulla Capitale già fumavano, nasconderle sotto il tappeto dei sogni, stavolta non ha illuso i romani.

Non sappiamo se Virginia resterà in Consiglio comunale dai banchi dell'opposizione, come un nastro che si avvolge su se stesso. Ed è presto per dire se il Movimento Cinquestelle, così distante da lei sul territorio romano, complici anche rivalità femminili, punterà proprio su Virginia, così benvista al di fuori della città che ha avuto la sventura di averla come primo cittadino. «Aspettiamo i dati definitivi», ha detto in serata dal comitato elettorale scelto nel cuore di Monti e dove nessun «big» del Movimento si è fatto vedere.

In tarda serata la Raggi rilascia brevi dichiarazioni alla stampa. «Dopo cinque anni di attacchi violentissimi e spesso purtroppo anche personali, a cui pochi avrebbero resistito, ho ottenuto poco meno di quanto hanno totalizzato le corazzate del centrodestra e del centrosinistra e questo è un dato da tenere in conto». Ringrazia poi Di Miao e Conte, mentre non cita Beppe Grillo. La faccia tesa di chi non accetta la sconfitta. I dati definitivi si avranno oggi. Quello che è certo è che non solo il Movimento Cinquestelle ha dimezzato il proprio consenso elettorale, ma che il sindaco uscente non andrà al ballottaggio. Una sconfitta storica per chi si trova al comando; un punto dal quale ripartire per coltivare un bacino elettorale su proiezione nazionale. Perché una cosa è certa. I romani della Raggi non ne vogliono più.

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