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Virginia Raggi, scaricabarile sui rifiuti. Ma con lei la Tari schizza alle stelle

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Domenico Alcamo
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In campagna elettorale varrà pure tutto, ma a volte la memoria vale di più. È il caso del dossier rifiuti e delle posizioni assunte dal Sindaco di Roma Virginia Raggi. La Prima Cittadina da giorni batte il tasto sul duo candidato sindaco centrosinistra-Presidente della Regione Lazio sull'indicazione della discarica a Roma. Ieri, di nuovo, è tornata sul punto. «Gualtieri ancora non ci ha detto dove vorrebbe fare la discarica voluta da Zingaretti. I romani continuano ad aspettare». Il punto di partenza è la sentenza del tar che ha respinto il ricorso del Comune contro la delibera regionale che sanciva il commissariamento rispetto all'indicazione dell'area per il sito di conferimento. Che però la Sindaco di Roma non vuole a Roma. Fin qui, il caso dell'oggi. Il caso di ieri è che l'amministrazione Raggi in tutti questi anni non ha mai provveduto all'individuazione definitiva di un'area, neanche nell'hinterland. Né ha mai abbracciato la politica dei termovalorizzatori, che ovviamente sono contrapposti rispetto alla vocazione di ambientalismo ideologico del Movimento 5 Stelle. Piuttosto, la chiave di volta della politica grillina sulla gestione dell'immondizia urbana sarebbe dovuta essere la raccolta differenziata, con l'obiettivo del 70% entro il 2021. Mancato, ovviamente: sfioriamo il 45% appena. In compenso, però, fervono i conferimenti delle tonnellate prodotte nella Capitale nelle altre regioni italiane, soluzione -tampone che ovviamente viene implementata maggiormente nei momenti in cui la raccolta va in crisi.

Qualche giorno fa, uno studio condotto dalla Fit Cisl Lazio ha quantificato a 170 milioni di euro il costo dei trasferimenti altrove dei rifiuti romani. Ama, l'azienda municipalizzata della Capitale, tratta soltanto il 15% dei rifiuti prodotti. Il riflesso di tutto questo, ovviamente, è sulla Tari. È un documento della Regione Lazio di qualche mese fa a mettere nero su bianco la situazione. Sui calcoli in base ad una famiglia di tre persone, che vivono ipoteticamente in un appartamento di metri quadrati il conto da sbosare è di 370,49 euro. Milano, per dire, paga 327,49 euro e Firenze 216,96. Dunque nella Capitale si paga il 15% in più rispetto a Milano e addirittura il 42% in più in confronto a Firenze. Stesso discorso, per esempio, nel settore della somministrazione.

Capitolo Bar: sempre considerando 100 metri quadri, a Roma occorre metter mano al portafoglio per 3,362,75. A Milano siamo al 49% in meno, 1.717,96, mentre a Firenze 2.024, dunque il 40% in meno. Se invece ci focalizziamo sui ristoranti, su un locale di 200 metri quadri Roma paga 7.598,67 euro, anche in questo caso di molto superiore rispetto alle altre due città. Numeri perentori, e la struttura del messaggio di Virginia Raggi sul fatto che a pagare sono sempre i romani è senz' altro vero sui contenuti, ma quanto alle responsabilità occorre fare un po' di esame di coscienza. 

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