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Morto il killer di Diabolik? La sorella di Piscitelli: aspettiamo risposte da chi indaga

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Freddato da un colpo di pistola alla testa nel parco degli Acquedotti, al Tuscolano, la sera del 7 agosto di due anni fa. A esplodere quel proiettile un uomo, vestito da runner che, in pochi secondi, si è dileguato nel nulla. Così è morto Fabrizio Piscitelli, storico capo ultrà della Lazio noto come Diabolik e, secondo gli inquirenti, ’signore della droga': un delitto che rischia di trasformarsi in un mistero irrisolto.

 

Nel tempo, sono state tante le ricostruzioni della vicenda riportate dalla stampa. L’ultima è di due giorni fa quando l’Espresso ha raccontato che il killer di «Diabolik», un albanese, sarebbe morto nel suo Paese di origine. «Siamo sconvolti e confusi, abbiamo bisogno a questo punto di sapere chi sta seguendo le indagini. Eravamo convinti che a farlo fossero altri e non i giornalisti», si sfoga con l’AGI Angela Piscitelli, sorella di Fabrizio.

 

Il continuo tam tam mediatico sulla possibile svolta nelle indagini dei poliziotti della Squadra Mobile, hanno all’inizio dato molte aspettative alla famiglia Piscitelli. «Sembravano chiare molte sfaccettature delle organizzazioni criminali - dice Angela Piscitelli -, e quindi onestamente la nostra aspettativa di giustizia era molto alta». «Ad oggi, però - aggiunge -, l’unico risultato che abbiamo portato a casa è stato quello di essere massacrati dalle descrizioni del profilo criminologico di mio fratello,. Su tutto il resto, il vuoto. Forse a questo punto, visto che mio fratello non c’è più, il diritto alla verità non riguarda solo noi familiari, perennemente in attesa, ma anche i cittadini di Roma che non dovrebbero vivere una città in balia della criminalità ’ben organizzata'».

«Ci auguriamo - aggiunge la sorella di ’Diabolik’ - che il prossimo articolo sia quello decisivo e di poter leggere che giustizia è stata fatta ma soprattutto assicurata nel tempo. Fino ad oggi nessuno, tra inquirenti e investigatori, ci ha fatto sapere nulla - dice Angela Piscitelli -. L’ultimo incontro dell’avvocato con i pm risale a ottobre. Con la puntualizzazione che i magistrati non sono tenuti a ricevere le parti offese». Questa sera, sul luogo dell’omicidio, ci sarà un incontro- ricordo tra i familiari di  Piscitelli. «Una commemorazione laica autorizzata - spiega la sorella -, ma nessuna fiaccolata. A meno che non siano i ragazzi della Lazio a farla. Con loro non ho contatti». Anche ’loro', in fondo, sono parte della famiglia di ’Diabolik’ e sui profili social di molti ex ultrà, persone dell’estrema destra e amici storici, da oggi a mezzanotte sono apparse foto in ricordo di Fabrizio.

 

La donna, assieme ai genitori, entrambi ultraottantenni, non si è mai rassegnata in questi anni e, l’ennesimo articolo di giornale, ha amplificato l’amarezza per una indagine che sembra non aver individuato ancora una pista ben precisa. «Abbiamo avuto dal nostro avvocato l’articolo e sarà proprio il legale a richiedere chiarimenti ai magistrati su contenuti così dettagliati e precisi - spiega Angela Piscitelli -. Un articolo che fa seguito ad un altro sempre molto significativo in cui si parlava con un certo grado di certezza della pista ’albanese'». I familiari di «Diabolik» hanno la netta sensazione che le indagini sul delitto siano giunte a un punto fermo mentre vanno avanti quelle su quanto Piscitelli faceva in vita. Circostanza che non aiuta a vivere serenamente. «Oggi è la ricorrenza di Fabrizio vittima di un omicidio - aggiunge la sorella -, seppur con tutto il suo corredo deviante. È doveroso sottolineare il termine di vittima, da sempre ignorato. Io mi unisco ai miei genitori e al loro sentimento di sfiducia che sta nascendo - spiega ancora -. Due anni sono tanti per non avere risposta ad un omicidio che da subito ha assunto connotazioni precise così come enunciate da figure istituzionali». 

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