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Giallo dell'Infernetto, nuovi indizi sulla morte di Federico Tedeschi

Susanna Novelli
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«Potrò dire: io c’ero». Occorre partire da questo commento, apparentemente innocuo, per tornare a parlare del «giallo dell’Infernetto». Il 26 novembre del 2017 Federico Tedeschi, 19enne, studente universitario e sportivo, viene trovato esanime nella sua stanza da letto. Del caso ci eravamo già occupati, dando voce ai dubbi della famiglia, cercando di sensibilizzare quella parte inquirente che con troppa fretta ha chiesto e ottenuto l’archiviazione, senza condurre indagini esaustive, quanto meno a sollevare da ogni ragionevole dubbio lo strazio dei familiari. Non è servito neanche il sit-in della mamma a piazzale Clodio il 26 novembre del 2019, a due anni esatti dalla morte di Federico e con un’opposizione all’archiviazione presentata presso quella stessa procura, rigettata il 28 maggio 2020. Dopo mesi interminabili di attesa per la mancata sostituzione del magistrato nel frattempo andato in pensione.

La famiglia non ha più armi, se non quelle di cercare nuovi elementi e chiedere di far riaprire le indagini. Periti, esperti, consulenti scientifici si mettono al lavoro e il quadro che emerge sembra dare finalmente fiato alle parole della madre: «Che Federico sia stato ucciso me lo dice ogni poro della mia pelle». Con queste parole, la mamma Emanuela, si rivolge alle telecamere de "Le Iene", che dedicano tre puntate al caso, svolgendo un lavoro di inchiesta che potrà forse essere utile a fare finalmente non tanto chiarezza quanto giustizia. Del caso se ne è occupata la settimana scorsa anche la trasmissione "Mattino 5" con diverse puntate dedicate e con il direttore della Scuola di Medicina legale de La Sapienza, dottor Fineschi, interpellato dalla redazione della Panicucci, che ha confermato come quella spaccatura del dente di Federico sia incompatibile con una caduta.

Ma cosa c’è di nuovo, rispetto ai primi elementi già di per sé inquietanti? Per i medici del 118 il ragazzo è morto di infarto, precisamente a causa di un’ischemia cardiaca. La prima autopsia però non esclude la morte violenta. Viene aperto un fascicolo, il pm Felici nomina un medico legale, il dottor Sacchetti, il quale dopo ulteriore esame autoptico decreta la morte naturale per Federico Tedeschi. Nessun rilievo della scientifica è stato eseguito nella casa del ragazzo, nonostante le ripetute richieste da parte dei familiari. Perché? I dubbi sulla morte di Federico non sono dovuti alla disperazione di una madre e di un padre che hanno perso il proprio figlio. I dubbi sono confortati da tanti, troppi elementi. Il primo, ineluttabile, il volto di Federico. Non pubblicheremo la foto del ritrovamento del ragazzo, ma il viso imbrattato di sangue, diverse ecchimosi, e un dente spezzato, anche solo a un primo sguardo, fa capire che non può essere conseguenza di una caduta conseguente a un malore; il secondo elemento. Quella domenica mattina la mamma e la sorella 14enne di Federico erano andate a messa, il papà a lavoro. Rientrando hanno trovato la grata della porta finestra spalancata con le chiavi di Federico attaccate dietro. Un fatto del tutto insolito. La porta di casa aperta, la stanza di Federico chiusa. Ma non è tutto.

All’interno della stanza da letto, non pochi segnali di qualcosa che potrebbe essere accaduto. Macchie di sangue, segni sulla porta, una maglietta al rovescio e le ciabatte del ragazzo che non sono state mai ritrovate. E ancora, una piccola parte del comodino accanto al letto scheggiata. Secondo gli agenti di polizia giunti sul posto questa sarebbe la causa del dente spezzato di Federico, peccato che, come rileverà dopo l’ex comandante dei Ris, Luciano Garofalo, chiamato dalla famiglia come consulente, quella scheggiatura sia interna, mentre la parte superiore del mobile è intatta. Tre medici legali consultati dalla famiglia, tra questi un professore di fama internazionale, sostengono e firmano perizie secondo le quali Federico è morto per asfissia. Ma c’è di più. Molto di più. Le perizie informatiche rilevano un profilo social segreto di Federico, aperto con il nome di Valerio Nettiate contenente chat omosessuali e sadomaso. Una vita parallela dove forse trovare un movente. Tra le decine di commenti al link de "Le Iene", uno in particolare ha richiamato l’attenzione: «Potrò dire, io c’ero». A breve l’avvocato della famiglia, Ernesto Aliberti, presenterà una denuncia per omicidio volontario contro ignoti.

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